La prima delle quali passa per il potenziamento delle attività ispettive. Non va in questa direzione la proposta del Ministro Brunetta di avvisare le imprese prima di un’ispezione: un evidente non senso se davvero si vogliono colpire le irregolarità. Le forze di ispezione sono, infatti, fortemente sottodimensionate e mancano spesso di una formazione adeguata. Anche i mezzi disponibili non sono all’altezza dei compiti che dovrebbero svolgere. Gli infortuni sono spesso dipendenti dall’uso di macchinari privi delle idonee misure di sicurezza e di eccessiva fatica e stress e la loro numerosità è sensibilmente correlata alla tipologia di settore produttivo: quello delle costruzioni, ad esempio, è un settore ad alta intensità di infortuni come lo è l’agricoltura soprattutto se gestita in nero e con tecnologie di retroguardia, come accade in molte aree del Mezzogiorno.
Andava per contro in questa direzione la legge regionale pugliese di contrasto al sommerso della prima giunta Vendola, voluta dal prof. Marco Barbieri, allora assessore al Lavoro, che meriterebbe di essere riproposta. Il dispositivo funziona in questo modo. Per ciascun settore merceologico ATECO e ciascuna classe dimensionale viene calcolato un indice di congruità (ICO), pari al rapporto fra fatturato e ore lavoro; a ciò si aggiungono “scostamenti ammissibili”, ovvero indicatori del fatto che la singola impresa registra valori anomali rispetto alla media per alcune ragioni tecniche che la Legge riconosce. A titolo esemplificativo se l’ICO mediano di un dato settore e classe dimensionale è 100/2 e la singola impresa ha un suo ICO di 100/1, quest’ultimo registra apparentemente l’impiego di un numero eccessivamente basso di lavoratori. Ma se si dimostra che questo dipende da una loro elevata produttività (a sua volta dipendente dall’assetto tecnico), allora l’ICO puntuale della singola impresa è giuridicamente ammissibile.
Questo dispositivo consente di discriminare imprese regolari e imprese irregolari nell’uso della forza-lavoro sulla base della differenza fra la loro congruità e quella mediana del settore produttivo e della classe dimensionale di appartenenza e di escogitare un sistema di premialità/sanzione nell’accesso a fondi pubblici basato sull’effettiva regolarità della gestione aziendale. Tornando all’esempio di sopra, se l’impresa non è in grado di giustificare un ICO pari a 100/1, avvalendosi di una delle ipotesi di scostamenti ammissibili previste dalla Legge, viene automaticamente esclusa dall’utilizzo di fondi pubblici.
Questo dispositivo ha anche il pregio di evitare eccessiva discrezionalità nell’ammissione di bandi della pubblica amministrazione. Occorre formare adeguatamente funzionari pubblici in grado di esaminare le domande delle imprese (domande nelle quali deve comparire il loro indice di congruità) e, data la quantificazione preventiva degli indici di congruità mediani per settore merceologico e classe dimensionale, l’assegnazione o meno di fondi pubblici diventa automatica.
[“Nuovo Quotidiano di Puglia” del 15 giugno 2022]