Il benessere, lo sviluppo, il progresso del mondo, del Sud del mondo, del Sud di questo Paese, di questo Sud del Sud, di questo Salento, dipendono anche ( o soprattutto) dal verificarsi delle condizioni che consentono ai giovani una pratica sistematica della loro creatività. Da una pratica di creatività dipende anche l’alternativa al conflitto nei casi di controversia per una qualsiasi faccenda. E’ la creatività, in sostanza, che fa la differenza, a condizione che il suo concetto venga affrancato da ogni residuo di spontaneismo. La creatività è opzione nella conoscenza. Senza conoscenza non è altro che improvvisazione con tutte le conseguenze che ogni improvvisazione comporta quando riguarda le questioni che coinvolgono i destini collettivi.
Per esempio: si ha bisogno di creatività che escluda l’improvvisazione quando si tratta di stabilire una relazione tra i contesti che ci sono vicini e quelli che ci sono lontani, quando è necessario trovare una sintesi considerando le molteplici interdipendenze fra locale e globale. Oppure quando si tratta di delineare i profili di cittadinanza nazionale, europea, planetaria, di mettere insieme culture diverse, oppure quando si fa necessario e urgente confrontarsi con situazioni che riguardano la natura e la vita delle creature e del pianeta, che riguardano l’umanità e la sua storia e il suo futuro. Ancora: non si può prescindere da una pratica costante di creatività quando ci si ritrova e ci si ritroverà ad affrontare le interazioni di umanesimo, scienza, tecnologia, l’equilibrio tra i loro limiti e le loro possibilità, o quando si fa e si dovrà sempre di più fare il conto con lo scompiglio climatico, le crisi energetiche, le onde alte delle migrazioni.
Non saprei dire se esistono possibilità diverse nella ricerca delle soluzioni dei problemi oltre a quello di affidarsi alla conoscenza e alla competenza dei giovani dalle quali deriva la dimensione della creatività. Non saprei dire chi può avere il loro entusiasmo, la stessa passione.
Quando i tempi sono complessi, il bisogno di una creatività collettiva diventa più forte. Forse i tempi complessi sono quei tempi che si mostrano confusi, disordinati, in continua mutazione, sono quelli che hanno orizzonti grigi, difficilmente decifrabili. Quando i tempi sono così, quando sono difficilmente decifrabili, probabilmente hanno bisogno di nuove teorie e nuovi metodi di interpretazione. Hanno bisogno che qualcuno elabori nuove visioni. L’elaborazione di nuovi visioni è una naturale condizione dei giovani, ma per trasformarsi in condizione culturalmente innovativa ha bisogno di essere strutturata dai metodi della creatività.
Se i tempi che stiamo attraversando sono difficilmente decifrabili, allora significa che di quella creatività non possono proprio farne a meno.
[“Nuovo Quotidiano di Puglia”, Domenica 12 giugno 2022]