di Antonio Errico
Tutto il mondo ha bisogno della creatività dei giovani. Forse i Sud del mondo ne hanno un bisogno maggiore. Questo Paese ha bisogno della creatività dei giovani, dunque. Forse questo Sud ne ha un bisogno maggiore. Di conseguenza non può permettersi il lusso smodato di perdere i giovani. Non può permettersi di perderne neanche uno. Perché questo Sud ha bisogno di esistenze, intelligenze, conoscenze, competenze, esperienze, vivacità, di un pensiero individuale che nella sua interazione con gli altri pensieri individuali determini una trasformazione della conformazione del pensiero collettivo.
La creatività soggettiva non basta più; serve una creatività trasversale che produca energia diffusa; serve un progetto che coinvolga i contesti della formazione e del lavoro; serve una politica che agevoli i processi di rinnovamento; serve anche una rifondazione dei significati del termine tradizione; serve anche una fiducia concreta nelle potenzialità delle generazioni che vengono. Una fiducia concreta richiede – pretende – una disponibilità non solo all’ascolto ma anche alla condivisione delle proposte dei giovani e ad un impegno sostanziale per la loro realizzazione. Probabilmente occorre rinunciare definitivamente all’ acritica reiterazione di modelli ed elaborare un pensiero che va oltre, che si tende verso una costante innovazione.
Non servono, o comunque non bastano, le promesse per impedire che i giovani vadano via. Bisogna creare condizioni concrete. Bisogna dar loro le occasioni per mettersi alla prova, per dimostrare che cosa sanno fare di diverso, di nuovo, di migliore. Oppure, se non si possono fornire le condizioni, consentirgli di potersele creare. Senza la creatività dei giovani, una società deperisce, una civiltà invecchia e muore.
Ma una nuova creatività, un nuovo pensiero, una nuova visione del passato e del presente, una positiva prefigurazione di futuro, una prospettiva di sviluppo si rivelano necessari, risultano urgenti. Perché soltanto a queste condizioni si può pensare un altro Sud. Perché soltanto i giovani possono pensare un altro Sud. I giovani hanno capacità di orientamento tra strade diverse, di riorganizzazione dei propri percorsi, di riconversione delle proprie competenze; sono flessibili, disponibili ai cambiamenti, hanno la capacità di adattarsi alle trasformazioni degli scenari culturali, economici, sociali; sanno decodificarle, interpretarle, governarle.