Chi era dunque Vittoria Accoramboni? Era una bellissima nobildonna originaria delle Marche, amante della poesia e della musica, andata sposa giovanissima a Roma nel 1573 a Francesco Peretti, nipote del potente cardinale Fedele Peretti, che nel 1585 diventa papa col nome di Sisto V. E queste due date, 1573 e 1585 sono proprio quelle in cui si svolge questa vicenda. Un arco di tempo cioè di soli tredici anni, più limitato quindi rispetto all’arco di tutta una vita come era quello del precedente romanzo. Anzi, per meglio dire, tra queste due date si svolge la fabula, la trama del romanzo, perché l’autrice incomincia a narrare questa storia qualche anno dopo il matrimonio di Vittoria, che però viene rievocato già nel secondo capitolo con un brano in flash back, dove risalta la consueta accuratezza nella descrizione degli ambienti, dei vestiti, degli arredi, che l’autrice aveva già dimostrato nel primo romanzo.
All’inizio, in verità, il primo personaggio che si incontra non è Vittoria, ma il fratello, Marcello, un giovane scapestrato, donnaiolo, avido di denaro e violento fino all’omicidio, che avrà un ruolo determinante nella vicenda. Vittoria entra in scena subito dopo e l’autrice ne mette immediatamente in rilievo la sensibilità ma anche l’insoddisfazione nei confronti del ménage coniugale e del clima piuttosto opprimente in cui è costretta a vivere con la presenza in casa di una terribile suocera, Camilla. Il marito, Francesco, emerge come una figura piuttosto scialba, spesso assente, verso il quale Vittoria nutre affetto ma che non riesce a infiammare il suo cuore. Come invece farà immediatamente, appena lo vedrà, Paolo Giordano Orsini, l’altro protagonista, il duca di Bracciano, a capo del casato più potente e antico di Roma. Questi, a sua volta, è sposato con Isabella de’ Medici, sorella del granduca di Toscana e di un altro potente cardinale, una donna dalle facili distrazioni amorose, verso la quale Giordano non prova più niente.
Ecco, interrompendo per un attimo l’esposizione della vicenda narrata, dobbiamo dire che fin dall’inizio spiccano almeno due caratteristiche della scrittrice: la capacità di saper “costruire” una storia ricorrendo a certe tecniche specifiche della narrativa e la sua abilità nel saper delineare i caratteri dei personaggi, principali e secondari, quasi immedesimandosi in essi. Cioè la Bernardini. non si limita a rievocare questa vicenda come potrebbe fare uno storico ma costruisce una perfetta macchina narrativa che avvince il lettore. Ed è questo che conta soprattutto, trattandosi di un romanzo, cioè di un’opera letteraria.
Ma ritorniamo alla storia narrata, anche se sono costretto a riassumerla e a non esporla completamente per non togliere il piacere della lettura a chi volesse leggere il romanzo. Dunque, scoppia l’amore, anzi una violenta passione dell’animo e dei sensi tra Vittoria e Giordano, che va al di là del loro stato di persone entrambe regolarmente sposate. E qui vorrei ancora mettere in rilievo l’abilità dell’autrice nel descrivere lo sbocciare di questa passione, lentamente ma implacabilmente, soprattutto nell’animo di Vittoria, una figura femminile che resta impressa al lettore come quella di Antonietta del primo romanzo (e alcune delle pagine più belle del romanzo sono relative proprio a questo momento).
Questa passione dunque, proprio a causa della sua forza, non vede ostacoli davanti a sé e travolge tutti quelli che possono impedirla. In primo luogo i coniugi legittimi dei due protagonisti, Isabella e Francesco. La prima viene strangolata da Giordano che la scopre con un amante da lei stessa ammazzato un attimo prima facendolo precipitare in una botola. Il secondo è fatto uccidere da Marcello che gli tende un agguato di notte. Marcello infatti (ecco il ruolo che gioca in questa storia) capisce subito l’enorme vantaggio economico e sociale che a lui può venire dal fatto di diventare cognato del duca di Bracciano e si dà da fare in ogni modo per favorire questa unione.
Accanto a lui c’è un’altra singolare figura femminile, puramente d’invenzione, Cedrina, una giovane adottata dalla madre del duca, segretamente innamorata di Giordano, del quale aspira a diventare la sposa. Per questo anche lei si dà da fare e riesce a scoprire il nascondiglio, nei sotterranei della fortezza, dove Isabella si incontrava con i suoi amanti e lo rivela a Marcello (e molto efficace è la descrizione della scoperta del nascondiglio con l’effetto della suspense che riesce a creare l’autrice). Quando Cedrina scopre attraverso una lettera la relazione tra il duca e Vittoria, fugge via dal castello e si uccide, o almeno così lascia intendere l’autrice. Comunque scompare definitivamente dalla vicenda.
Un’altra figura minore, inventata dall’autrice, che, come ho detto, riesce a mescolare nella sua opera realtà e invenzione, è Leonarda, una cameriera di Vittoria, la quale ha un figlio da Marcello e diventa una sorta di messaggera d’amore tra Vittoria e Giordano.
La storia d’amore tra i due, dopo la morte violenta dei loro coniugi, trova però un ostacolo assai più forte dei precedenti, quello delle famiglie di Peretti e di Isabella de’ Medici, e soprattutto del cardinale Montalto, il terzo protagonista di questo romanzo, anzi, per meglio dire, il vero antagonista, del quale la scrittrice riesce a delineare con vera maestria il carattere complesso. Perché dietro la facciata di impassibilità, dietro l’apparenza di persona mite, umile e tendente al perdono si nascondeva un uomo dal carattere forte, vendicativo e di una severità intransigente, come poi dimostrerà una volta divenuto papa col nome di Sisto V. In questi cinque anni infatti (1585-1590), condusse una lotta spietata contro il banditismo, che infestava Roma, così efficacemente descritta dall’autrice, ricorrendo a metodi che non lasciavano scampo a colpevoli e a volte anche ad innocenti, coinvolti casualmente in queste vicende. Ma a Sisto V si deve, com’è noto anche un nuovo assetto urbanistico alla città, con la costruzione di strade rettilinee, di opere pubbliche come l’acquedotto Felice, ecc. A questo proposito vorrei far notare anche la minuziosa precisione nella descrizione topografica, delle strade, delle piazze, dei vicoli della città, tanto che il lettore a volte ha quasi l’impressione di camminare nella Roma del Cinquecento.
Riprendo ad esporre sinteticamente la trama. Giordano, ricorrendo a uno stratagemma, riesce a sposare clandestinamente una prima volta Vittoria ma questo fatto suscita la reazione di Ferdinando de’ Medici, che chiede al papa Gregorio XIII di annullare il matrimonio. Vittoria viene addirittura rinchiusa prima in un monastero e poi a Castel Sant’Angelo. Dopo la sua liberazione il papa revoca il decreto di annullamento e viene celebrato il nuovo matrimonio. Dopo la morte di Gregorio XIII, Giordano sposa per la terza volta pubblicamente Vittoria. A questo punto, quando poteva finalmente incominciare una vita felice per i due, interviene Sisto V, che con la collaborazione dei Medici e di un cugino di Giordano, Lodovico Orsini, porta avanti il suo implacabile programma di vendetta fino al tragico epilogo. Ma qui termino l’esposizione, per non togliere il gusto ai futuri lettori.
Per concludere, vorrei dire che pur essendo ambientato in un’epoca tanto lontano dalla nostra, questo romanzo non potrà non interessare i lettori di oggi perché in fondo affronta sentimenti elementari degli uomini, quelli validi sempre, universalmente: l’amore innanzitutto, anzi la passione d’amore, e poi la gelosia, l’ambizione, la vendetta, l’avidità di denaro e di potere, il tradimento e così via. E la bravura dell’autrice sta soprattutto nel riuscire a rappresentare efficacemente questi sentimenti attraverso la scelta dei vari personaggi presenti nel libro.
[In A.L. Giannone, Modernità del Salento. Scrittori, critici, artisti del Novecento e oltre, Galatina, Congedo, 2009]