Reddito di cittadinanza e mercato del lavoro

di Guglielmo Forges Davanzati

E’ convinzione ormai diffusa che il reddito di cittadinanza scoraggi la ricerca di lavoro e le recenti denunce delle imprese del settore turistico, che non troverebbero un numero adeguato di personale per la stagione estiva, sembrano fornirne una prova. Il Ministro del Turismo Massimo Garavaglia ha proposto di ridurre gli importi mensili del RD del 50% durante il periodo estivo per consentire alle imprese di trovare lavoratori stagionali.

Vi sono buone ragioni per dubitare della tesi dominante e per opporsi alla proposta di Garavaglia. In particolare:

  1. E’ stato calcolato che il 40% dei percettori di RD già lavora e che, di questi, oltre il 50% ha un contratto a tempo indeterminato o di apprendistato. Ciò significa che, al di là  della vulgata, il RD non costituisce un fattore rilevante per lo scoraggiamento della job search;
  2. L’importo medio del reddito di cittadinanza è di soli 585 euro mensili. E’ un importo talmente basso da far comprendere che non è questa una misura di entità tale da indurre i beneficiari a preferire l’inattività al lavoro;
  3. Nel Mezzogiorno il dispositivo funziona male soprattutto a ragione del fatto che non è prassi, per le imprese, rivolgersi ai centri per l’impiego per trovare lavoratori. Risulta quindi difficile togliere il beneficio a chi rifiuta più offerte di lavoro, ma ciò è indipendente dal suo importo. In più, la difficoltà di reperire lavoratori stagionali nei settori della ristorazione e del turismo dipende anche dal mancato aggiornamento del Decreto Flussi, così che il numero degli ingressi di extracomunitari è stato utilizzato solo per il 20%.

Per inquadrare correttamente il nesso fra reddito di cittadinanza e funzionamento del mercato del lavoro, occorre svolgere tre considerazioni.

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