Non ci sono alternative. Senza conoscenza della cultura diversa dalla propria non si comprende l’Altro diverso da sé. Quando non si comprende ci si contrappone. Quando ci si contrappone, spesso, quasi sempre, si scatenano i conflitti. Allora, nella sconfinatezza della globalizzazione, diventa necessario, indispensabile, urgente, potenziare gli strumenti che già esistono di diffusione della cultura e introdurne altri, nuovi, adeguati e coerenti con le nuove necessità, con ulteriori orizzonti di prossimità, di convivenza, di reciprocità. Servono strumenti che ci consentano di comprendere. Gli esempi potrebbero essere innumerevoli. Qui se ne vorrebbe proporre uno: non nuovo, né complesso, anzi antico e semplice. E’ uno strumento che si chiama letteratura. Consente di comprendere cosa si pensa, come si pensa in una parte del mondo diversa da quella che si abita, quali sono i sogni, quali sono i drammi, da quale storia sono generati, da quali realtà e quali fantasie provengono.
Occorre potenziare gli strumenti di diffusione della letteratura, come la traduzione, per esempio; inventare strumenti nuovi, impiegando le forme e le possibilità della tecnologia.
Probabilmente non se ne può fare a meno.
Quando il tessuto delle civiltà mostra segni di cedimento nella coesione, non se ne può davvero fare a meno. Quando il bisogno di comprensione dei fatti che accadono si fa più forte, davvero non se ne può più fare a meno. Certo, non è la diffusione della letteratura che può risolvere problemi che coinvolgono ragioni dalle molteplici e differenti derivazioni, ma probabilmente può fornire una visione delle cose che ne permette una più compiuta interpretazione.
La letteratura consente di comprendere la Storia, le storie, l’immaginario di una gente. Rappresenta i sentimenti e le logiche del tempo, l’essenza degli accadimenti. Propone una conoscenza che si apre continuamente a riformulazioni, rimodulazioni, parziali conferme, radicali smentite, visioni diverse, interpretazioni ulteriori di quello che accade, che è accaduto, scaglia lo sguardo verso quei paesaggi con figure che si conformeranno nel futuro.
Dice Tzvetan Todorov: “più densa, più eloquente della vita quotidiana ma non radicalmente diversa, la letteratura amplia il nostro universo, ci stimola a immaginare altri modi di concepirlo e di organizzarlo. Siamo fatti di ciò che ci donano gli altri: in primo luogo i nostri genitori e poi quelli che ci stanno accanto; la letteratura apre all’infinito questa possibilità di interazione con gli altri e ci arricchisce, perciò, infinitamente. Ci procura sensazioni insostituibili, tali per cui il mondo reale diventa più ricco di significato e più bello. Al di là dell’essere un semplice piacere, una distrazione riservata alle persone colte, la letteratura permette a ciascuno di rispondere meglio alla propria vocazione di essere umano”.
Probabilmente dovremo cominciare a chiederci se vogliamo, o se dobbiamo necessariamente, ampliare il nostro universo, se non saremo costretti, o non siamo già costretti, a figurarci un universo diverso, una sua diversa organizzazione finalizzata e funzionale ad un procedere insieme verso un futuro che non può fare a meno di integrare e far interagire culture diverse. Probabilmente dovremmo domandarci se non vogliamo creare una realtà di mondo che possa confidare in significati nuovi e profondi, in una bellezza sostanziale in grado di contemperare le forme che provengono da una lontananza di tempo con quelle che saremo capaci di inventare.
Tra le tante domande che riguardano e coinvolgono i destini dell’umano, dovremo farci anche queste. Cercando di darci una risposta al più presto.
[“Nuovo Quotidiano di Puglia”, Domenica 29 maggio 2022]