Conti, però, nella sua disamina non si limita agli aspetti puramente letterari di questo rapporto, ma affronta anche quelli umani. Ad esempio, in occasione del Premio Napoli nel 1959 ci fu una frizione tra i due perché Bo, presidente della giuria, propose il nome di Salvatore Quasimodo come vincitore, facendo irritare Ungaretti. Ma l’anno dopo a questi venne assegnato il Premio Montefeltro che gli fece scrivere “Urbino vale più di Stoccolma”, con allusione al Premio Nobel vinto l’anno prima dal rivale. Presso l’Università urbinate, di cui Bo è stato a lungo rettore, nel 1979 si svolse pure un memorabile Convegno che resta una tappa fondamentale negli studi sul poeta.
Ma dal carteggio emergono anche personaggi e luoghi legati alla Puglia, tanto da far parlare la curatrice di una “stagione salentina” dei due letterati. Un breve biglietto autografo, inviato da Parma nel dicembre del ’42, è firmato, ad esempio, oltre che da Bo, dal magliese Oreste Macrì e dal tarantino Giacinto Spagnoletti i quali si complimentano con Ungaretti per la nomina ad Accademico d’Italia. Il 14 maggio 1947 invece il poeta invia a Bo una cartolina illustrata da Taranto col panorama della città e la firma anche di Spagnoletti e della moglie Piera, su cui scrive queste poche parole: “Aria di mare e saluti”. Ungaretti si era recato nella città ionica su invito di Antonio Rizzo, direttore del settimanale “La Voce del Popolo” per tenere una conferenza alla Società Dante Alighieri, ma anche per un primo contatto in vista del nascente Premio Taranto. Della sezione letterario del premio, da lui giudicato “il più bel premio d’Italia”, Ungaretti dal 1949 al 1952 fu presidente della giuria, della quale faceva parte anche Bo.
Giacinto Spagnoletti, che lo ospitava a casa sua, il giorno dopo lo portò a Lecce a tenere un’altra conferenza presso il Circolo cittadino. Qui lo aspettavano intellettuali, come Cesare Massa, poeti come Vittorio Pagano e persone comuni che andarono ad ascoltare il discorso di due ore su Giacomo Leopardi. Ungaretti fu ospitato in casa dello scultore Antonio D’Andrea e gli amici lo seguirono anche lì. In pratica tutta la notte Pagano, Spagnoletti e gli altri rimasero nella sua camera a farlo parlare di Leopardi, Manzoni e di poesia. Di questa memorabile giornata leccese restano una foto scattata in Piazza Sant’Oronzo e un resoconto entusiasta di Pagano apparso sul settimanale “Libera Voce”.
Ma Ungaretti in quegli anni era in contatto anche con altri letterati salentini, come Vittorio Bodini, che nel 1947 era in Spagna dove in un articolo a lui dedicato tradusse per la prima volta alcune sue poesie, e Girolamo Comi che lo invitò a collaborare alla rivista “L’Albero”.
[In “Nuovo Quotidiano di Puglia”, 28 maggio 2022]