Flatus vocis di Corrado Bologna. Per una poetica della voce

Il saggio, con una nuova introduzione e con riscrittura e ampliamento di alcune parti, riprende la prima edizione, che è del 1992 (Il Mulino). In quel volume confluiva la “voce” sul lemma “voce” che era stata pubblicata nel 1981 nell’Enciclopedia Einaudi (Roland Barthes, che in un primo tempo era stato chiamato a scrivere quella voce, era purtroppo scomparso l’anno precedente).

Variegata e policroma la tela delle riflessioni, molti gli scorci che suggeriscono cammini. Voglio, tra questi, ricordare la forte attenzione alla poesia, in particolare a Dante, alla sua vocalità, a quell’intreccio tra il prima della parola, l’elemento materno e la parola poetica che un poeta come Mandel`štam colse con luminose considerazioni. E ancora, le escursioni sul nesso tra rito e vocalità come prende forma in alcune culture, le osservazioni sulle implicazioni foniche dei costumi e del vivere sociale come si definiscono nelle corti rinascimentali. Rilievi e indagini che mentre danno al saggio una tessitura coltissima e tesa, non nascondono lo “spirito”, il soffio, che trascorre nella scrittura e la vivifica: una grande passione per la lingua e per il sapere, per la musica della lingua,  per la musica del sapere.

[“Il Manifesto-Alias” del 22 maggio 2022]

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