di Antonio Lucio Giannone
Non è facile tracciare un profilo di Enzo Miglietta. Geometra di professione (poi laureato in Lettere), autore di un’ampia produzione letteraria solo in minima parte pubblicata, operatore prima nel campo delle ricerche poetico-visuali, nelle quali ha raggiunto una notevole notorietà in Italia e all’estero, e poi ancora in settori particolari della sperimentazione contemporanea (il libro d’artista e il libro-oggetto, la mail art e, per ultimo, l’“arte dalla spazzatura”, una sorta di recycling art, come ora viene chiamata), Miglietta sfugge a qualsiasi tentativo di definizione univoca. In tutti questi settori, inoltre, ha svolto un’attività intensissima, come dimostrano le innumerevoli opere realizzate, puntualmente registrate negli inventari da lui compilati e alle quali, in questa sede, si può fare solo un generico riferimento. Conviene perciò ripercorrere i momenti principali del suo itinerario creativo sullo sfondo delle vicende letterarie e artistiche degli anni che vanno dal secondo dopoguerra ai giorni nostri, alla ricerca anche di un possibile denominatore comune che leghi tutte queste diverse esperienze.
Il primo periodo, che arriva fino al 1970, è caratterizzato dalla scrittura letteraria, in versi e in prosa. L’esordio “ufficiale” di Miglietta risale al 1964, anno di pubblicazione di Pacò, il suo primo libro di poesia, ma egli ha incominciato a scrivere versi fin dal 1945, quando aveva diciassette anni, e ha continuato appunto fino al 1970. Nel 1993 poi ha raccolto una scelta della sua produzione poetica nel volume Procedimenti (1950 – 1970). In questo arco di tempo compone una serie impressionante di poesie, ma anche racconti, un lungo romanzo (I marciapiedi di Novi) e alcuni testi teatrali, rimasti per la maggior parte inediti. Si tratta di una produzione fittissima, “continua, a getto, quasi giornaliera, senza finiture”[1], come è stata definita dallo stesso autore, la quale risponde a un bisogno insopprimibile di scrivere continuamente, di mettere sulla carta riflessioni, impressioni, sensazioni, ricordi, senza eccessive preoccupazioni, soprattutto all’inizio, di natura formale o squisitamente letteraria.