di Cosimo Scarcella
Vittorio Velotti attinge all’Archivio Fotografico di famiglia, ricco di documentazione riguardo la storia e la cronaca della cittadina di Melissano e notevole per il “salvataggio” di memorie e ricordi di usanze e tradizioni popolari particolarmente significative della popolazione del luogo per l’intero XX secolo. Seleziona e raccoglie nel volume Il ritorno del Cusufai (Congedo Editore, 2016) un folto numero di “scatti” veramente eloquenti e interessanti. Egli, ora deceduto da qualche anno, affidò a me (che accettai volentieri anche per la nostra lunga frequentazione amicale) la stesura dell’Introduzione al volume, che ora si ripropone.
Introduzione
Che significato può avere la pubblicazione, oggi, d’un volume di fotografie per la maggior parte “immagini” spesso sfumate di memorie antiche? Le congetture potrebbero essere molteplici: desiderio di risuscitare un passato forse dimenticato, bisogno di far rivivere antichi eventi significativi, necessità di salvaguardare ricordi o eternare fatti ritenuti degni di memoria. Forse un po’ tutto ciò. Ma probabilmente anche l’esigenza di mettere la sordina al fragore, che disturba la vita quotidiana, ostacolando la serena consapevolezza di dove realmente si stia andando, per che cosa si stia agendo, per chi si stia vivendo. Un tuffo, quindi, nel passato personale silenzioso, ma fecondo di ispirazioni; il rinnovato contatto con la propria terra; la ripresa d’un dialogo amico con la propria comunità, interrotto ma nuovamente ricercato. Bisogno, cioè, di ritrovare, con l’aiuto anche della rivisitazione di “testimonianze fotografiche” da tempo riposte in soffitta, la spinta a trovare un criterio valido, per discernere lo stato della propria umanità. Proprio come il “Ritorno del “Cusufai'”: il bellissimo rigogolo salentino che, all’arrivo d’ogni primavera, spinto dall’infallibile istinto naturale, sceglie le terre del Tacco d’Italia, per nutrirsi di ciò che il luogo gli offre e per nidificare nel suo modo caratteristico: intrecciando, cioè, alla biforcazione dei rami una specie di cestino pendulo, mentre, immerso nell’aria felice abbellita dalla sua presenza, fa risuonare per le aperte campagne il suo richiamo con versi bellissimi simili al flautato.