di Antonio Devicienti
Esiste nella mia biografia un elemento che considero naturale e indiscusso, originario e ovvio: la luce di Puglia (sia essa diurna che notturna) – ci sono nato completamente immerso, negli anni dell’infanzia (che poi solo successivamente sono transitati nella consapevolezza di un’appartenenza) quella era l’unica luce di cui avessi percezione, non immaginavo affatto che, invece, anche la luce varia da luogo a luogo.
Ed ecco che lo sguardo di un artista che prediligo, Luigi Ghirri, aperto sulla luce e sugli spazi di Puglia sottentra a regalarmi la necessaria distanza, il necessario punto di vista altro. Posso così guardare la mia terra d’origine attraverso lo sguardo di chi, nato altrove, l’ha guardata senza fare delle fotografie scattate in Puglia cartoline o cliché. Guardare lo sguardo altrui mentre guarda è un atto decisivo di conoscenza: il mare di Trani visto dalla Cattedrale, per esempio. Il punctum (se vogliamo lasciarci suggestionare dall’insegnamento di Barthes) è, forse, nel triplice lampione che si affaccia arredo urbano di un’epoca sospesa tra il lunghissimo passato e l’imminente rapidissimo futuro che si preannuncia, elemento semi-industriale stretto tra l’immensità azzurra del mare (e del cielo) e l’abbagliante meridianità della pietra bianca con cui è costruita la Cattedrale; la bellezza in un suo stadio d’assoluta purezza si rende visibile nel capitello e nella levigatezza della balaustra (che mi ricorda, tra l’altro, l’albicante lunga sequenza delle balaustre in pietra di fronte al mare a Otranto, a Castro, a Leuca…)
È lo stesso Mar Adriatico che Ghirri aveva già fotografato sulla costa romagnola o nel grande delta del Po, ma qui il fotografo si è spinto molto più a mezzogiorno, alcune miglia prima della strattoia che è il Canale d’Otranto, dove l’Adriatico si fa di un azzurro fondo, la chiarìa del cielo annuncia i Balcani prossimi, la Cattedrale in riva al mare è memoria di rotte orientate a sud-est.
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Sì, Antonio, hai ragione: si riesce a vedere il silenzio. Ed è stupefacente che tu, con la tua scrittura, lo abbia fatto vedere nella fotografia di Ghirri. Sono dei testi bellissimi in cui mi ritrovo, dove mi sento a casa. E’ sempre una faccenda di luce. Grazie.
Riconosco questa luce. La sua parola calda, intrisa d’umano, il suo nitore, insieme umile e superbo. Queste immagini di Ghirri, sono già delle perfette letture del genius loci, e il tuo commento, Antonio, le attraversa con l’intensità della memoria ormai divenuta, per noi allontanati dalla nostra terra d’origine, pietra incisa, incancellabile. Ti ringrazio , tu ringrazia Ghirri da parte mia.
Annamaria