Torre Ovo, un porto di confine condiviso

di Francesco D’Andria

La storia antica della Puglia è segnata dalla costante inimicizia tra la città greca di Taranto, metropoli del Mediterraneo, e le popolazioni della Messapia, organizzate in tribù sotto il dominio di potenti capi locali. Già al tempo della sua fondazione, l’oracolo di Delfi aveva stabilito che i coloni provenienti da Sparta sarebbero stato un flagello per gli Iapigi (con tale nome erano indicate le popolazioni indigene della Puglia) e l’archeologia mostra che i Tarantini avevano acquistato il territorio agricolo cacciando con la forza le genti già insediate. Anche il padre della Storia, Erodoto, fa riferimento a guerre sanguinose che, agli inizi del V sec. a.C., avrebbero opposto Tarantini e Messapi, con alterne vicende che, da parte greca, erano celebrate nel Santuario delfico di Apollo: gruppi statuari in bronzo raffiguravano i Tarantini vittoriosi sulle genti indigene della Puglia, sotto le sembianze di popoli sottomessi, con le prede di guerra costituite da donne e cavalli.

Sembra una storia di violenze e di odio senza fine, ma questa realtà cambia già agli inizi del IV sec. a.C., quando la visione politica di Archita avvia un dialogo di pace con i Messapi, e quando grandi potenze mediterranee si affacciano sull’orizzonte pugliese compreso tra i mari Ionio ed Adriatico. A quest’area è interessata Siracusa, con una presenza che si manifesta anche attraverso la fondazione di nuovi insediamenti sulle coste che guardano ai Balcani. Dalla Grecia del nord giungono, tra il 334 ed il 330 a.C., le armate del re dell’Epiro, Alessandro il Molosso, zio di Alessandro Magno, il quale stabilisce rapporti di alleanza sia con Taranto che con un re degli Apuli. Ma è Roma a costituire il pericolo maggiore, con la fondazione di colonie nel nord della Puglia e con una crescente pressione sui mari del meridione d’Italia. Contro il comune nemico si uniscono Taranto e i Messapi in una realtà di forte interazione in cui, dopo secoli dalla sua fondazione, la città greca aveva forti radici in questo territorio e non era da considerarsi meno “indigena” dei popoli apuli.

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