di Antonio Devicienti
Sule nìuru se ddhuma a sciroccu te la làmia:
scotinì fotià ston ìpono
pu Salentini Salentini ìmesta.
‘Na casa subbra lu puzzu te li scursuni,
spiti atto noston.
(Tentativo di traduzione in lingua italiana:
Sole nero s’accende a sud-est del soffitto (nella casa del sogno e delle visioni che sorge sopra il pozzo dei serpenti) / luce nera nel sonno / dove noi Salentini siamo (totalmente) Salentini. / Una casa sopra il pozzo dei serpenti, / casa del ritorno).
Un labirinto le radici dell’olivo. Lontanìa dell’acqua.
Sant’Antonio da Padova, ingegnere laureato nell’illustre Università, deve progettare un sistema idraulico per il Salento siccitoso. Concepisce una cupola di acciaio e vetro che ricopra l’intiera provincia, orto botanico d’umido clima meridionale. Demiurgo consapevole dell’invalicabile lontanìa dal suo Creatore e Magister disegna un sistema di piscine e canali e pozzi, chiuse e trivelle e pompe.
Lente navi alate per viaggi inter-onirici solcavano gli spazi visionari di Terra d’Otranto – stavano dentro le trasparenti sfere galleggianti degli incubi.