“Il fatto che l’uomo – ha scritto Immanuel Kant – non soltanto pensi, ma possa anche dire a se stesso ‘Io penso’, fa di lui una persona”. Per molti la differenza tra pensanti e non pensanti è la vera precondizione necessaria, per poter comprendere e valutare ogni altra differenza tra gli uomini, come tra individui credenti e non, socievoli e non, altruisti e non. Molti, infatti, sono convinti che, se è certo che tutti viviamo una vita, non è altrettanto certo che tutti siamo consapevoli di cosa sia realmente la vita che stiamo vivendo, in quanto non ci poniamo sensatamente le domande di quale sia il significato del nostro trovarci nell’esistenza, della motivazione vera e della finalità ultima delle nostre scelte. L’uomo, comunque, sente spesso tutta la difficoltà d’una vita, ch’egli non ha chiesto di vivere e che gli pone frequenti domande dall’incerta risposta e addirittura coinvolgenti misteri inspiegabili: chi o cosa manipola la mia volontà apparentemente libera; ove porta il mistero irrisolto del soffrire e del morire di tutte le creature ospitate sulla terra? “Che fai tu luna in ciel? – egli chiede, con il Poeta dell’Infinito, all’astro notturno confidente fidato e discreto dei segreti degli umani -. Ove tende questo vagar mio breve, il tuo corso immortale? (…). Che vuol dir questa solitudine immensa? Ed io che sono?”. Senso e sostegno, allora, gli saranno offerti soltanto dall’uso della sua ragione integrale, cioè – secondo il pensiero del tedesco Kant – dall’umana razionalità, la quale coinvolge tutte le dimensioni della natura umana: le fuggevoli sensazioni del corpo e le profonde intuizioni dello spirito, l’interiorità segreta della persona e la sua generosa apertura all’altro, l’intelletto che conosce, la volontà che vuole, l’affettività che abbraccia e vive ogni situazione di vita . Cioè, il cuore dell’uomo: unico centro capace di comprendere e di gestire le diverse dimensioni. Infatti, secondo anche un adagio induista, si ragiona non con la mente, ma col cuore, il sicuro e valido punto-forza dell’uomo razionale. Solo la vitalità del cuore, cioè l’amore, alimenta la fedeltà e rinvigorisce la coerenza in ogni situazione della vita. E’ l’amore che dà il giusto colore ai fatti e il dovuto sapore ai pensieri, illuminandoli con la sua luce insostituibile, collocandoli ciascuno a suo posto.
Fiumi abbondanti
e piogge copiose – annotava Seneca – gettano le loro acque nel mare salato, ma non
ne alterano né attenuano il sapore. Allo stesso modo, la violenza delle
avversità non sconvolge né turba l’animo dell’uomo forte: egli resta saldo e
immoto nel proprio stato e converte a proprio beneficio qualunque vicenda,
perché egli è più forte d’ogni evento esterno. Non è che egli non lo senta, ma lo vince: quieto e placido, si erge
contro ciò che lo attacca. Del resto – continuava il filosofo stoico – non è stabile né
forte un albero che non venga incessantemente sballottolato dall’infuriare dei
venti; anzi, è irrobustito dalla continua violenza e rinsalda più tenacemente
le sue radici. Sono fragili le piante cresciute in una valle solitaria al
riparo delle turbolenze atmosferiche. E le radici dell’autentico uomo forte
allignano soltanto nel cuore: totale e indivisibile, che coi suoi battiti
scandisce il ritmo della vita vissuta degnamente.
Davanti a queste considerazioni non pochi sentono fastidio e tedio e, presi dall’importanza dei loro impegni, non perdono occasione di far notare che il rapido trascorrere del tempo impone ben altro che occupare forze ed energie in piacevoli ma inutili passatempi, per cui è già abbastanza l’impegnarsi e l’industriarsi a risolvere al meglio i problemi concreti della giornata, che ciascuno vive nel posto in cui ha scelto di operare. Ma sono proprio queste persone che, sballottolate dal susseguirsi confuso degli eventi, generano non poca inquietudine e preoccupano per la loro inconsapevolezza. “Coloro – ha scritto Hannah Arendt -che non sono innamorati della bellezza, della giustizia e della sapienza sono incapaci di pensiero”: l’uomo ha bisogno di pensare, ma con la totalità della sua razionalità, che abita nel cuore, centro di confluenza d’ogni moto dell’animo umano. Solo così la vita non si riduce a un anonimo e insipido passaggio sulla terra, ma è una consapevole e costruttiva collaborazione alla felicità propria e dell’umanità intera: a questi impensati ampi confini ci conducono l’auspicio e il monito anche del Mathama Gandhi: “Il giorno in cui il potere dell’amore supererà l’amore per il potere il mondo potrà scoprire la pace”.