La poesia “di tutti i giorni” di Luigi Scorrano

di Antonio Lucio Giannone

Luigi Scorrano ha svolto una lunga e apprezzata attività come critico letterario, nel corso della quale ha pubblicato numerosi studi, ben noti agli specialisti, su Dante e il dantismo novecentesco, Ariosto, d’Annunzio e su vari scrittori contemporanei, tra i quali ricordiamo almeno Alberto Bevilacqua e Cesare Giulio Viola, fatti oggetto di due monografie.  Nel 2013  ha esordito  come narratore con un libro di racconti, L’uomo che guarda le stelle e altre storie di Natale, apparso presso l’Editrice Salentina di Galatina. Ora si presenta al pubblico dei lettori anche come poeta con Scritture feriali. Poesia 2015-2016, pubblicato nel 2017 presso le Edizioni  Grifo di Lecce nella collana “Prosa poesia” diretta da Antonio Resta. Il titolo del libro, che raccoglie centodue composizioni, richiama quello di un poeta crepuscolare, Marino Moretti, il quale nel 1911 diede alle stampe la raccolta Poesie di tutti i giorni. Lì si trattava di temi tratti da un mondo di piccole cose, con le quali i crepuscolari volevano reagire al ‘sublime’ della poesia dannunziana. Qui ovviamente non c’è più questo intento polemico, ma permane una tematica ispirata a una realtà quotidiana, domestica, filtrata dalla sensibilità dell’io lirico, secondo una tradizione illustre che da Petrarca arriva fino a Ungaretti.

Non a caso ho citato questi due classici della nostra letteratura antica e moderna, perché il tema principale che si ritrova nel libro è quello del tempo, del ‘sentimento del tempo’ per dirla con Ungaretti, che guardava proprio a Petrarca come al suo lontano ispiratore per questo motivo e per quello, ad esso congiunto, della memoria. Il sentimento del tempo che scorre inesorabilmente si ritrova fin dalle prime liriche comprese nel libro. In una di queste, Ha un triste suono la campana, il passare del tempo è rappresentato dal suono della campana che annuncia l’inizio dell’anno nuovo. Nella successiva, Ti sorprende la corsa, questo motivo è legato al senso di incertezza da cui è preso il poeta (e “incertezza”, “incerto” sono termini ricorrenti nel libro) e ai “sogni”, alle speranze, alle illusioni del passato che sembrano riemergere:

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