Zibaldone galatinese (Pensieri all’alba) XLII

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Essere terrestri. A chi ha le idee poco chiare sulla propria identità e si rifugia in ideologie ormai sorpassate o indossa casacche per mostrare una parvenza di appartenenza a un credo, ad una razza, a un sesso, ad una nazione, ecc., consiglio vivamente di leggere quanto scrive Carla Benedetti, La letteratura ci salverà dall’estinzione, Einaudi, Torino 2021, pp. 135-136: “L’essere terrestri è la nostra identità primaria e più evidente, ma è anche la più rimossa. Tutti la dimenticano. La politica la rimuove quando fa leva su identità piccole e parziali, nazionali, religiose, culturali, etniche, razziali… La cieca logica economica che guida l’attuale sistema produttivo addirittura la cancella dai suoi calcoli ragionando di sviluppo senza tener conto dei limiti della Terra. Riconoscerci come terrestri è quindi un modo per contrastare questa deriva folle. Mentre le piccole identità spingono al conflitto, questa ci fa avvertire quanto siano connessi i destini di tutti i viventi e apre a una solidarietà, simile a quella che Leopardi prefigurava nel suo ultimo canto La ginestra, o il fiore del deserto. (…)

Riconoscersi come terrestri muta radicalmente le fondamenta della nostra comprensione del mondo e del nostro agire in esso. È il seme per far crescere una struttura di pensiero e di sensibilità adeguata all’enormità del pericolo planetario. Un primo passo verso la metamorfosi che ci aspetta.”

Forse questa dovrebbe essere la nostra unica casacca: l’essere terrestri e soltanto terrestri

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Prova Invalsi. Se per il docente di liceo nell’esercizio del suo lavoro in DAD o in presenza vi è un buco nero, intorno al quale nasce e prospera il sospetto e l’inganno, questo è la Prova Invalsi. Un tempo oggetto di resistenza, oggi di semplice resilienza (non condiviso, ma mi adeguo).  Chi insegna Arte, Scienze, Scienze motorie, Storie e Filosofia, ecc., per l’occasione essendo ignorato dal Miur, non nutre alcun malumore, ma gli insegnanti di Italiano, Matematica, Inglese godono di uno statuto speciale poiché il loro compito principale, vigilato dal solerte dirigente scolastico, durante tutto l’anno, è quello di preparare gli studenti alla Prova Invalsi (un vero mantra). Sicché, nel sistema educativo italiano, tutto il resto è noia!

A che servirà davvero la Prova Invalsi? E se servisse solo alla Scuola-Azienda per i suoi indicibili scopi? Sospetto! Teoria del complotto! Qualcuno, pochi o molti, non si sa, è disposto a fare carte false, purché i risultati della Prova non gli si ritorcano contro! Ecco l’inganno, il cheating, come insegna il burocrate snob anglomane. Lo studente comprende bene a che gioco si stia giocando, e si adegua, anche lui resiliente. Alla fine, al netto di sospetti e di inganni, il Sud perde sempre, il Centro pareggia e il Nord vince. Dai tempi della guerra ai Borboni sembra che non sia cambiato nulla. Ma se tutto questo si sapeva già prima, perché sprecare milioni di euro per tenere in piedi questa baracca? Mah!

La mia esperienza della DAD: molto, molto alienante! Meglio che stare in classe con mascherina davanti a studenti mascherati. Ma che si possa pensare di proporre la DAD anche in tempi normali, con la motivazione di risparmiare tempo e denaro, beh, questo proprio non lo condivido. Anzi, mi sembra un segno inequivocabile della decadenza della nostra scuola.

Giù la maschera, dunque, e in tempo di pandemia portiamo i nostri studenti ben distanziati, e vaccinati, in campagna, negli spazi aperti. Nel nostro piccolo, imitiamo il Maestro, che non aveva bisogno di aula per i suoi insegnamenti e i mercanti del Tempio sapeva trattarli come si deve!

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Cannibalismo linguistico. Un fenomeno complementare rispetto allo snobismo linguistico, di cui si è detto in questo Zibaldone, è il cannibalismo linguistico. Una lingua dominante mangia una lingua sottomessa e lo fa con tanta maggiore velocità quanto più alto è il numero degli snob linguistici, cioè di coloro i quali, per essere alla moda, ovvero per manifestare apertamente la loro servitù volontaria, rinunciano alla lingua materna, o meglio la stravolgono inserendo nel loro discorso, ad ogni piè sospinto, termini tratti dalla lingua dominante. Qui se n’è parlato a proposito dell’inglese. Ora il linguista Rosario Coluccia, Ma il booster è più efficace del richiamo?, nel “Nuovo Quotidiano  di Puglia” del 2 gennaio 2022, p. 19, ci parla della “parola-cannibale”: “Una fondamentale conseguenza dell’abuso dell’inglese nella comunicazione in italiano, pubblica e privata, è l’impoverimento del nostro lessico.  Sempre più spesso parole inglesi vengono usate in forma esclusiva o prevalente, si perdono le corrispondenti forme italiane. Oggi riscuote grande successo il verbo “spoilerare”. La parola, nata dall’accostamento del suffisso “are” al vocabolo “spoiler” (connesso con “spoil” ‘rovinare’), è usata per segnalare l’anticipazione fastidiosa dei punti salienti di un film, del risultato di una partita di calcio e così via.  Di fatto l’anglicismo ha fatto retrocedere parole come preannunciare, rivelare, raccontare, svelare e altre.  Spoilerare è parola-cannibale, derivata dall’inglese, che mangia altre italiane. Non è il caso unico.”

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