di Antonio Lucio Giannone
Gino Pisanò è stato uno studioso eclettico, versatile che ha offerto numerosi e apprezzabili contributi in vari campi: dalla letteratura all’arte, dalla storia locale a quella delle biblioteche. I suoi lavori di italianistica, in particolare, si collocano nel solco tracciato, da due maestri dell’Università di Lecce, Mario Marti e Donato Valli, da lui frequentati a partire dagli anni Ottanta, dal momento che riguardano prevalentemente figure e momenti della letteratura salentina dal Seicento al Novecento visti in rapporto con la cultura nazionale, secondo una prospettiva policentrica della storia della letteratura italiana. Ma su di lui hanno avuto una notevole influenza anche due illustri critici come Oreste Macrì e Maria Corti, spesso presenti nel Salento, con i quali egli stabilì relazioni feconde e durature.
Per quanto riguarda gli studi sul Novecento letterario, Pisanò ha avuto il merito di mettere in luce, attraverso la consultazione di preziosi archivi e la pubblicazione di lettere e documenti inediti, la fitta trama di rapporti che legava alcuni dei maggiori scrittori salentini del secolo passato (Girolamo Comi, Luigi Corvaglia, Vittorio Pagano) a personalità di primo piano della letteratura italiana, a ulteriore dimostrazione della dimensione nazionale in cui essi operavano, pur vivendo in una provincia periferica. In ambito novecentesco non sono mancate però nemmeno convincenti prove di analisi di testi in versi e in prosa, nelle quali egli ha rivelato, fra l’altro, le sue profonde competenze nel campo della metrica e della retorica che gli derivavano in gran parte dalla sua formazione classica. Qui si traccerà un sintetico panorama di questi studi, passando in rassegna soprattutto i lavori raccolti nei volumi da lui pubblicati, oltre a qualcuno rimasto disperso.