di Giuseppe Virgilio
Chi voglia interpretare il liberalismo gobettiano nella sua pienezza filosofica ed astratta deve studiare il pensiero dello scrittore torinesesul problema delle minoranze etniche. Allora diventa chiaro che “(…) l’aggettivo “liberale” nel linguaggio gobettiano vuol dire propriamente “liberato” o “liberante”, non è mai una posizione di fatto, ma una aspirazione, una spinta (…)”[2].
Il problema delle minoranze in genere, e di quelle slave in particolare, è stato difatti impropriamente considerato marginale dalla cultura italiana. Esso tuttavia ci appare un argomento che emerge periodicamente senza estinguersi mai, proprio come un disegno che si tiene segreto, a cui si pensa continuamente, finché venga alla luce virulento più che mai. Il problema ha diviso gli Italiani in nazionalisti, parolai e chiacchieroni, per i quali l’Italia deve avere il più gran numero possibile di terra, e cittadini democratici per i quali l’omogeneizzazione ed il rispetto delle minoranze è una questione di necessità e di moralità.
Un momento essenziale della storiografia italiana nella casistica del tema, è costituito dagli scritti relativi di Piero Gobetti, a cominciare dall’articolo La questione iugoslava, apparso su “Energie Nove”, serie I, n. 1, 1-15, novembre 1918, cioè in un’epoca in cui l’assetto europeo dopo la prima guerra mondiale è il problema internazionale all’ordine del giorno.