La rivista, particolarmente curata nella veste grafica, in questo numero ha aperto un’ampia finestra sulla produzione scultorea di Gaetano Martinez, dedicando largo spazio al galatinese. Sin dalla prima pagina, dominata della terrificata espressione del Caino (opera del 1922 – foto in bianco e nero di Pierluigi Luceri), l’editore e l’autore hanno voluto dare particolare risalto alla ricca raccolta di opere custodite nella preziosa cornice cittadina, sulla simbologia e sui significati allegorici che si celano in alcune di esse (assoluto rilievo è stato dato a uno dei maggiori capolavori di Martinez, Lampada senza luce del 1928, anche in questo caso con un ricco corredo fotografico sempre opera di Pierluigi Luceri). La figura che emerge sin da subito non è quella di un uomo di provincia che ignorava, ma il profilo di un artista perfettamente al corrente della situazione artistica nazionale e internazionale (Il dolore umano del 1915 è messo in relazione con La Danaide di Rodin, in questo caso la foto è di Francesco Martines).
Apre l’accurata analisi della produzione plastica martineziana l’opera Caino, conservata negli spazi espositivi del Museo Pietro Cavoti di Galatina, scultura in gesso che descrive la condizione dell’arte e la società nel primo Novecento: ma a tratti in quest’opera si avverte come l’autore fosse completamente immerso in una condizione di analisi introspettiva, realizzandola, com’è stato scritto in passato, «quasi con foga». Il saggio prosegue con Lampada senza luce: la Pupa, e i numerosi dettagli dell’imponente bronzo, occupano gran parte dell’apparato iconografico che fa da contorno al lungo resoconto della serata di dicembre. L’articolo è un’affascinante quanto concreta indagine sul significante di un’opera complessa, che per alcuni addirittura può essere accostata ad un vero e proprio «gruppo scultoreo». In definitiva per Massimo Galiotta Caino e Lampada senza luce sarebbero due capolavori assoluti di Martinez che dialogano con la contemporaneità (la sua e la nostra), meritevoli di un’attenzione speciale. Per la seconda delle due sculture ci sarebbe certamente bisogno di un restauro urgente, oltre alla possibilità di essere collocata in una sede più adatta, opportunamente sostituita con una copia, al riparo da possibili atti vandalici e dal lento logorio del tempo e delle intemperie. Martinez con queste due opere reagisce – come rileva l’autore della rivista – all’impatto delle avanguardie sulla produzione creativa del primo Novecento: l’effetto ottenuto dallo scultore è ancora oggi di grande plasticità e vivida suggestione.
L’altra iniziativa – interamente pensata e realizzata a Galatina – sarà invece ufficializzata questa sera, con la presentazione alla popolazione del comitato promotore del busto in bronzo a Gaetano Martinez (comitato costituitosi spontaneamente lo scorso 6 febbraio). La cornice è ancora una volta l’ex Monastero delle Clarisse in Piazzetta Galluccio, l’inizio lavori è fissato per le ore 18:30 (ingresso contingentato nel rispetto delle norme anti-Covid), nell’ampio spazio collocato al piano superiore dell’edificio, la stessa sala che il 27 dicembre 2021 ha ospitato l’evento «Gaetano Martinez genio plasticatore». L’iniziativa privata, partorita da alcuni liberi cittadini al tramonto dello scorso anno, in questo caso vuole commemorare l’autore nel 130° anno dalla sua nascita. L’incontro organizzato dallo stesso comitato promotore intende accendere i riflettori su tutti gli attori che stanno permettendo il buon esito dell’iniziativa: componenti fondatori il comitato, amministrazione presente e possibili amministrazioni future (sembrerebbe confermata la presenza dei quattro candidati al ruolo di sindaco alle prossime elezioni di giugno – senza per questo ritenere la serata un palcoscenico da campagna elettorale ma un momento che la città dedica ad uno dei suoi figli illustri), gli sponsor che stanno stanziando i fondi, lo scultore e l’architetto che renderanno reale l’idea di collocare in città una scultura in bronzo per ricordare Martinez. Con questo evento ufficiale si avverte un’atmosfera d’altri tempi, paragonabile a quella che sul finire del secolo XIX vide coinvolti a Napoli illustri personaggi salentini, riuniti con l’obiettivo di erigere un busto a Gioacchino Toma per opera di Francesco De Matteis, collocato nel 1898 a Lecce (del busto si sono perse poi le tracce a causa della seconda guerra mondiale), opera che da recenti indagini sembrerebbe non sia del tutto perduta (cfr. il Galatino, a. LV, n. 7).
È chiaro, alla luce di quanto si sta facendo per ricordare lo scultore c’è da pensare che altri eventi seguiranno a questi appena narrati; uno potrebbe essere per esempio l’evidente necessità di recuperare la tomba monumentale che custodisce a Galatina le spoglie dell’artista (attualmente in una condizione di totale abbandono), e probabilmente il futuribile restauro della Pupa, magari sostituita con una copia e ricollocata in uno spazio protetto pensato ad hoc, come già accennato in precedenza. Dunque si può ben sperare: è vero, nel futuro ci sarà ancora molto da fare per ricordare e avvalorare l’opera di grandi autori come Martinez, Toma, Cavoti (et alii), ma è altrettanto vero che grazie all’iniziativa di alcuni cittadini molto si sta già facendo, dunque certamente ancora molto si farà, naturalmente con la collaborazione di tutti.