di Antonio Prete
Quell’abbaglio nell’aria, il treno era fermo nella piana di Cerignola, il maggio rotolava di là dai finestrini, mia madre era morta all’alba, ed era accanto a me nel corridoio, era nell’angolo delle sue rose, sulla strada tra i rovi sotto il sole, il foulard nero con i fiori rossi, vedi laggiù, diceva, in fondo agli ulivi, vedi il colombaio bianco, la gazza saliva dal cespuglio gracchiando, accanto a noi sulla strada passi d’ombra ascoltavano i suoi racconti, mia madre era morta all’alba, la sua voce dalle sere d’inverno era venuta lì nel corridoio, era la musica dell’attesa con tutti quei toni che salivano scendevano quasi cantassero, ora ammansivano l’ansia dell’indugio, e il treno riprendeva affannato il cammino, schiacciavo sotto i piedi la lontananza, non ti preoccupare, diceva, sapevo che stavi venendo, sapevo che stavi per arrivare, il maggio era un lenzuolo immenso di azzurro e di caligine, mia madre era morta all’alba, e la Puglia era il paese più lungo del mondo.