È da un limite che riparte l’avventura dell’umanità

Forse inventeranno strumenti terribili, armi micidiali più di quelle inventate finora. Forse inventeranno una nuova bellezza e innalzeranno statue dalle forme di strabilio, più fascinose di quella Venere di Milo che forse scolpì  Alessandro di Antiochia, più suggestiva di quella della Minerva  che riposava nella terra di Castro.

Certo, si può immaginare che con molta probabilità l’uomo metterà piede sul suolo di Marte. Si possono immaginare robot con funzioni d’ogni sorta, e  conoscenze dell’universo che supereranno quel cinque per cento che si è conosciuto finora. Ogni volta si penserà che più in là non è possibile andare. Ogni volta si ricomincerà per avventurarsi più in là, più lontano.  “Fu a’ poeti il primo cielo non più in suso delle alture delle montagne”, disse Giambattista Vico nella “Scienza nuova”.  Il profilo dei monti rappresentava il limite, il confine. L’insuperabile.  Poi l’immaginazione spostò il cielo  oltre le montagne e l’uomo inseguì l’immaginazione e raggiunse il cielo che aveva immaginato, quello che si stendeva oltre le montagne.

Coloro che verranno faranno esattamente come hanno fatto coloro che sono passati finora.

Ogni volta  che si  rivelerà un mondo di cui non si aveva conoscenza, si rigenererà il sospetto che esista altro ancora, oltre. 

Ogni volta riprenderà  la sfida  all’enigma, all’incompreso, si tenterà di conferire una proporzione alla sproporzione, una misura alla dismisura fra l’umano e il sovrumano, il visibile e l’invisibile, si proverà a formulare una spiegazione credibile alla indecifrabile metamorfosi che coinvolge ogni essere che vive.

Ogni volta si cercherà di scoprire il senso nascosto che riguarda il principio delle cose e la loro fine.    

Fin quando resterà qualcosa da comprendere, esisterà la scienza, l’invenzione, la scoperta, e qualcosa da comprendere resterà fin quando esisterà anche un solo uomo sul pianeta. Quell’uomo cercherà sempre di scoprire, un po’ per desiderio, un po’ perché ne avrà bisogno; si ritroverà sempre a dover  inventare, perché gli servirà per la sopravvivenza.

Ma forse, in fondo, il motivo o il movente di ogni scienza è sempre stato questo: un istinto di sopravvivenza.

[“Nuovo Quotidiano di Puglia”, Domenica, 17 aprile 2022]

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