Ecco allora, nei dipinti di questo decennio, le linde e assolate piazzette leccesi dove si stagliano nitide le facciate delle chiese barocche e persone di ogni età si riuniscono a conversare, a passeggiare, a giocare. E, ancora, i luoghi di ritrovo e di lavoro più tipici, come le mescite (le vecchie “putee”) affollate di bevitori, fumatori e giocatori di carte, e le sartorie con le giovani donne intente al lavoro sulla vecchia Singer sotto la lampada accesa. Il pittore penetra anche negli interni delle case piccolo-borghesi, ritraendo gruppi familiari o coppie di innamorati o modelle sullo sfondo dell’immancabile comò con lo specchio. Non trascura nemmeno la periferia e la campagna circostante, dove raffigura la fatica quotidiana di contadini, pastori, carrettieri e dei loro inseparabili compagni (cavalli, mucche, cani).
Dagli anni Sessanta si sviluppa poi la fase “astratta” della pittura di Suppressa, che disorientò non poco i suoi estimatori, a cominciare proprio da Bodini. Nella produzione di questi anni il passato, anche remoto, prende il posto del presente, mentre i personaggi fantastici e mitologici subentrano alla gente comune di ogni giorno. Lo stesso Suppressa scrisse che si trattava di “una mitografia legata alla storia della piccola patria Salento” alla quale si riferiva spesso attraverso il gioco dei titoli ironicamente allusivi.
Nascono allora opere di impostazione geometrica, ricche di riferimenti e ammiccamenti, nelle quali il pittore leccese dialoga, alla sua maniera, con le tendenze più avanzate dell’arte contemporanea, come l’informale, la pop art, l’optical art, ricorrendo a inserti fotografici, frammenti tipografici, ma anche a elementi figurativi, spesso attraverso autocitazioni. Dagli anni Ottanta utilizza ancora carta pressata con la quale compone figurine bianche, quasi fantasmatiche, incollate al centro delle opere.
In questi anni Suppressa, che muore a Lecce nel 2003, si dedica anche alla realizzazione di terrecotte policrome nonché di singolari “sculture”, servendosi di pezzi di legno trovati sulle spiagge. Questi vengono da lui ironicamente e intelligentemente assemblati in maniera tale da richiamare personaggi biblici, leggendari o, ancora una volta, legati alla storia della sua amata città, alla quale resta fedele fino alla fine.
[“Nuovo Quotidiano di Puglia”, 20 agosto 2015]