Fino a un certo punto ci siamo confrontati con i fatti della Storia; da un certo punto in poi abbiamo incominciato a confrontarci con le sue metafore. Ma la Storia non è mai stata maestra per nessuno, purtroppo. Gli errori che abbiamo commesso nel Novecento, li stiamo riproponendo – perfezionati- in questi anni di secolo nuovo.
Ma c’è un elemento essenziale che forse più di ogni altro in questi anni ha subito una trasformazione radicale, probabilmente nuovo nella dimensione della contemporaneità e non ancora compiutamente elaborato ma soltanto avvertito, percepito, sentito sulla pelle: forse è cambiato il rapporto con il futuro. Attraversiamo un presente che non ha o che ha deboli tensioni di proiezione e di prospettiva. Quasi che ogni promessa di futuro sia diventata difficilmente credibile e praticabile. Quasi che qualcosa di estremamente complesso e non ancora decifrato costringa a vivere rannicchiati mentre il tempo ci scorre addosso e intorno, con la sua solita indifferenza, con una più sfrontata prepotenza. Forse abbiamo più paura e meno aspirazioni. Stiamo sempre più idolatrando il caso. L’orizzonte delle attese si è abbassato fino ad arrivare ai nostri piedi, e si è fatto opaco. In alcuni casi si è sfilacciato e in altri lacerato il senso dell’appartenenza ad una situazione collettiva che in qualche modo costituiva un riferimento e suscitava una sensazione di protezione: lo stato, la chiesa, la classe sociale, il partito politico; anche la famiglia si ritrova a riformulare concetti , prassi, tradizioni, a subire crisi e traumi senza precedenti. Addirittura Nord e Sud, Oriente e Occidente si interrogano sulla semantica di codici millenari.
In fondo la Storia è un solo nodo che si stringe sempre più forte.
Così viene da chiedersi che cosa ci lasciano questi vent’ anni di secolo andati via. Che cosa lasciano a tutti, perché a ciascuno lasciano quello che solo ciascuno sa: le passioni cominciate e finite, gli amori e i disamori, i sogni, le speranze, le malinconie, i treni presi e quelli persi.
Sono passati più di vent’anni dall’inizio del secolo che corre.
Sono cambiate le nostre abitudini, i nostri modelli di pensiero, le convinzioni.
Le nostre vite si costituiscono sempre più esplicitamente, più evidentemente, come microstorie nella macrostoria, come piccolissime maglie di una sterminata rete. Forse abbiamo maturato la certezza che ogni esistenza dipende inevitabilmente da tutte le altre del pianeta. O quantomeno si spera che sia maturata questa certezza.
[“Quotidiano di Puglia”, Domenica 3 aprile 2022]