di Cosimo Scarcella
Una vita con un sogno: essere costruttore di pace
“Si rimane impressionati – disse il Marini, ricordando lo studioso – dall’ampiezza delle ricerche condotte da De Mas, e dalla vastità della sua erudizione storica e filosofica. Soltanto una vita operosissima, condotta al riparo dalle mode, poteva consentirgli, nei nostri tempi dispersivi, una tale messe di risultati”. Infatti, l’amico Enrico De Mas, nella sua non lunga vita, “seppe convogliare nella sua operosità scientifica lo spirito filosofico e l’attenzione alla concretezza storica, unite sempre da un preminente senso morale”.
Trentadue anni or sono, il 27 marzo 1990, vinto in poco tempo da malattia inguaribile, moriva a Pisa, dov’era nato il 15 luglio 1926, Enrico De Mas. Il prof. Giuliano Marini (1932-2005, quindi ora anch’egli deceduto), comune amico fraterno, in quell’occasione pronunciò un indirizzo di commiato: parole brevi e fluide, dettate spontaneamente dalla condivisione di tante esperienze umane e culturali e dalla comunanza di ideali di civiltà e di sentimenti religiosi: cioè dall’antica partecipata meditazione – in profonda sintonia di pensiero e intima coesione di spirito – di progetti e di sogni di possibile rinnovamento dell’umanità. Nessun tratto di ostentazione; nessuna ricerca di visibilità; nessuna rivendicazione di primato e di primogenitura. Le parole pronunciate allora erano contenute in tre pagine, che l’amico Marini mi diede privatamente, conoscendo l’affetto e devozione che io nutrivo verso De Mas. Ho letto più volte quelle pagine, ripensando alle lunghe conversazioni col mio “maestro e amico”; soprattutto a quelle dei suoi ultimi giorni di vita. Sono passati trentadue anni, e ritengo “bello” rileggere e commentare alcuni pensieri di quello scritto.