di Antonio Errico
Per il grande architetto Paolo Portoghesi, la questione, in fondo, risulta alquanto semplice: o l’uomo riprende a occuparsi con rispetto della Terra o nel giro di un secolo la Terra farà a meno dell’uomo. “Ecco perché penso che la bellezza sia una necessità, il solo modo per salvare la natura e riconciliarsi con essa”. Così dice Portoghesi a conclusione di un’intervista per Robinson di “Repubblica” concessa ad Antonio Gnoli.
Allora inevitabilmente viene da domandarsi quale possa essere questa bellezza, chi sarà in grado di produrre questa bellezza, se sarà una bellezza che in qualche modo avrà una relazione con quella antica, se sarà una bellezza assolutamente nuova, se risponderà a criteri, canoni, modelli, forme, significati conosciuti o se sarà una bellezza assolutamente nuova, senza alcun confronto con quella pensata, realizzata, nei secoli che sono passati. Allora viene inevitabilmente da domandarsi se la bellezza che potrà salvare la Terra comprenderà, per esempio anche Caravaggio, se comprenderà, per esempio, Beethoven, Leopardi, Borromini, o una delle cripte basiliane di questo Salento, oppure lo splendore di una facciata di chiesa barocca, se avrà ancora una bellezza l’Odissea o se ne avrà il poema dei Martiri de Otràntu di Giuseppe De Dominicis, il Capitano Black. Se sarà ancora bellezza il mosaico di Pantaleone oppure uno dei Quattro quartetti di Eliot.
Viene da domandarsi in quali logiche e in quali sistemi rientrerà la bellezza che potrà salvare la Terra.