Manco p’a capa 88. La giornata dell’acqua non basta a “lavarci” la coscienza

La quantità d’acqua sul pianeta non cambia, ma il cambiamento climatico ne altera il ciclo. Dopo lunghi periodi di siccità, caratterizzati da grande caldo, la terra riarsa ha sete. Le alte temperature fanno evaporare tantissima acqua dall’oceano e quell’acqua, prima o poi, torna giù, arriva tutta assieme, all’improvviso, magari sotto forma di cicloni. L’anno scorso le inondazioni hanno causato 190 morti in Germania. Non era mai successo prima. Aumenta la frequenza di fenomeni estremi, causati da alterazioni del ciclo dell’acqua. Le media dell’acqua che cade è sempre la stessa. Ma se quella di un anno arriva tutta in una volta, dopo essere stata assente per molto tempo, non ci possiamo consolare dicendo che, nella media, non è cambiato nulla. L’assenza di acqua ha favorito gli incendi disastrosi delle estati australiane 2020 e 2021 che hanno causato la morte di milioni di animali, tra cui 34 umani.

L’acqua del Mediterraneo diventa sempre più calda e i fenomeni estremi causano la mortalità massiva di molti organismi non adattati alle alte temperature che, invece, agevolano l’instaurarsi di popolazioni di specie tropicali che non potevano resistere alle temperature del Mediterraneo, un tempo troppo basse per loro. Ne abbiamo registrate più di mille, negli ultimi 30 anni, ma è probabile che le specie tropicali di cui non abbiamo registrato la presenza siano ben di più. Lo scioglimento dei ghiacciai sulle nostre montagne è un evento drammatico per le nostre campagne. I ghiacciai liberano l’acqua gradualmente, in estate, e si rigenerano in inverno. Ora l’acqua non è più sequestrata sotto forma di ghiaccio o neve per essere distribuita poi in modo a noi favorevole: ora cade e scorre tutta assieme, provocando frane, alluvioni, e altri disastri. Questi eventi sono avvenuti anche in passato, ma la loro frequenza è sempre maggiore e la risposta bio-ecologica è grande. La desertificazione da una parte, e le alluvioni dall’altra, sono i sintomi estremi delle conseguenze del nostro impatto sul ciclo dell’acqua. Non parliamo dell’inquinamento, visto che tutti gli scarti che produciamo, dai veleni alla plastica, prima o poi arrivano ai fiumi e poi al mare.

Celebrare la giornata dell’acqua non basta a “lavarci” la coscienza, se poi torniamo, il giorno dopo, agli affari correnti senza comprendere cosa significhi maltrattare l’ambiente e, prima di tutto, l’acqua. Una gestione non sostenibile del nostro rapporto con la natura ha costi economici che non pareggiano i guadagni che ne derivano. Ma, di solito, sono gli stati a farsi carico delle “spese” che originano da insani “guadagni”. Chi parla di “bagno di sangue” dovuto alla transizione ecologica non immette nel bilancio i costi nel lungo termine di un rapporto predatorio nei confronti dell’ambiente, considerando solo i benefici nel breve termine. Chi fa bilanci economici in questo modo o è un incompetente o è un truffatore, visto che i benefici sono esaltati e i costi sono nascosti. Dire no a una gestione corretta dell’ambiente e, prima di tutto, dell’acqua è antieconomico e causa bagni di sangue economici, sociali, ambientali.   Il giorno dell’acqua è tutti i giorni. Non è difficile capirlo: provate a celebrare il giorno dell’acqua senza usarla per lavarvi, per bere (attenzione: c’è acqua in tutte le bevande), e per nessun altro motivo. Comprendiamo meglio il valore delle cose quando le perdiamo. Quanti giorni pensate di sopravvivere senz’acqua?: tre. 


[Il blog di Ferdinando Boero ne “Il Fatto Quotidiano” online del 22 marzo 2022]

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