Manco p’a capa 88. La giornata dell’acqua non basta a “lavarci” la coscienza

di Ferdinando Boero

L’acqua presente sul pianeta è negli oceani, ed è salata. Se diciamo “acqua”, però, pensiamo all’acqua dolce che beviamo, con cui ci laviamo, cuciniamo, irrighiamo i campi. Il mare si vede anche lontano dalla costa: basta guardare in cielo. In Europa le nuvole sono acqua evaporata dall’Atlantico (dove ha lasciato i sali), arrivata sul continente con le correnti atmosferiche. Quando piove, è l’acqua del mare che ci bagna. Se fa freddo è neve e poi ghiaccio e contribuisce a formare i ghiacciai, oppure dilava nei fiumi o nelle falde, per poi tornare al mare. Un pianeta senz’acqua è un pianeta morto. L’acqua non si “spreca”, se non per i nostri usi. Se il rubinetto resta aperto, l’acqua finisce nelle fognature, arriva ai fiumi, e poi al mare. Da lì evapora, torna nell’atmosfera, e poi ripiove su di noi.

 Il ciclo dell’acqua si insegna a scuola, ma è presto dimenticato. Non sappiamo neppure come l’acqua scorre nel nostro corpo. La Miss beve l’acqua e fa tanta plin plin. Per molti anni ho iniziato le mie lezioni all’Università scrivendo pipì-popò sulla lavagna: come si formano la popò e la pipì? La popò la sanno. Ma la pipì non la sa nessuno: bevete un litro d’acqua, poi fate la plin plin, che strada ha fatto l’acqua? Chi pensa di saperlo alzi la mano. Mi guardano come se fossi un matto. Poi ci pensano. E si vede che a un certo punto la strada che stanno immaginando si interrompe. Non sanno più andare avanti. Nessuno è mai stato in grado di spiegare la plin plin. Tredici anni di scuola pre-universitaria non forniscono conoscenza sufficiente per sapere la pipì. Scommetto che sono in molti a non saperlo, tra i miei pochi lettori. Sadicamente non svelo il segreto. Vediamo se chi non la sa riesce a svelare l’arcano. 

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