Eppure bisogna dire, bisogna raccontare. L’umanità ha necessità della narrazione dei fatti che la riguardano, la coinvolgono, la impauriscono. L’umanità ha bisogno della parola che in qualche modo costituisca una rappresentazione della realtà nelle sue forme e nei suoi significati, anche quando sembra che la realtà rifiuti la parola, che le sue forme e i suoi significati si sottraggano ad essa, anche quando non consente altro che la cronaca, il resoconto, la descrizione, opponendosi a qualsiasi tentativo di letteratura. Ha bisogno di altri tempi, la letteratura: di stratificazioni, di scandagli, riflessioni. Ha bisogno di maturare concetti, figurazioni, di comprensioni di quello che si presenta con la fisionomia dell’ incomprensibile. Perché la letteratura possa rappresentare le storie che corrono per il mondo in questi giorni, avrà bisogno di decenni, probabilmente, di una condizione di tempo che dia la possibilità di rintracciare il senso dell’umano che scorre nei labirinti della Storia. Per adesso la letteratura deve fare esperienza del silenzio.
Adesso, se si vuole, si può soltanto far ricorso a una letteratura che ha raccontato storie che a queste rassomigliano, drammaticamente. Di una pagina di romanzo, del verso di una poesia che sono riusciti a dire l’assurdo, il pauroso, lo stravolgente. Che sono riusciti perfino a perforare il muro di silenzio. Se si vuole, adesso si può fare riferimento a quella letteratura del Novecento che ha raccontato le sue tragedie.
Poi verrà la letteratura del tempo che viviamo: fra dieci anni, fra venti. Poi verrà la letteratura che consentirà di capire il senso profondo degli eventi, le loro relazioni con il passato, i riverberi che spanderanno sul futuro.
Poi verrà una letteratura che riuscirà a scaraventare il pensiero e la scrittura al di là delle frontiere stabilite dalla logica, dalla possibilità, dalle convenzioni, dal pensiero consueto, dalle comuni opinioni, elaborando metafore, allegorie, visioni della Storia, interpretazioni dei fenomeni, delle circostanze, delle occasioni che si riveleranno strumenti di comprensione.
Probabilmente la letteratura comincerà quando la ragione dovrà arrestarsi al punto in cui non riuscirà a trovare convincenti motivazioni per ogni fenomeno. Comincerà quando sarà in grado di penetrare nella dimensione intima di quella umanità che con questi fenomeni adesso si confronta: tragicamente. Adesso è travolta dalla valanga di emozioni che si abbatte su noi tutti, e ci travolge.
Disse una volta Giuseppe Pontiggia che se la letteratura ha un senso, ce l’ha solo se si confronta con le cose essenziali che ci riguardano. Probabilmente è vero. La letteratura ha un senso solo se si confronta con i significati più o meno evidenti o più o meno nascosti delle storie, delle cose che appartengono al tempo.
Le storie che corrono per il mondo in questi giorni, sono cose essenziali, che ci riguardano: che riguardano il tempo che attraversiamo e quello che attraverseremo, i destini di tutti e di ciascuno, l’esistenza, il progresso, lo sviluppo. Con queste storie la letteratura si dovrà confrontare, un giorno o l’altro, inevitabilmente.
[“Nuovo Quotidiano di Puglia”, Domenica 13 marzo 2022]