di Paolo Vincenti
Nell’undicesima giornata della guerra Russia-Ucraina, i numeri, per quanto solo approssimativi, sono sconfortanti. Intensi i bombardamenti sulle principali città ucraine, le trattative di negoziazione avviate in Bielorussia sono in stallo ed un enorme fiume di gente, espropriata della libertà, abbandona le proprie città, la casa, gli affetti, il lavoro, i propri interessi, per prendere la via dell’estero. I media europei, fortunatamente non asserviti alla propaganda di regime come avviene in Russia, parlano di un milione e mezzo di profughi ucraini, ma la Comunità europea prevede addirittura cinque milioni di espatri nei prossimi mesi. I corridoi umanitari richiesti dai negoziatori per evacuare almeno donne e bambini non sono ancora stati avviati, intanto la gente continua a morire per le strade di Kiev. L’impotenza degli stati europei di fronte a questa tragedia umanitaria è drammatica. Tuttavia, appare del tutto evidente che i due principali ostacoli sulla strada della pace siano Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky: il primo per avere invaso l’Ucraina con un atto unilaterale condannato da tutto il mondo, il secondo per la sua ostinata resistenza ad oltranza. Provo ad argomentare, consapevole che, a questo punto del pezzo, almeno 4 dei miei 5 lettori si saranno rifiutati di proseguire oppure mi staranno apostrofando con irripetibili epiteti. Ho fatto da molti anni mio il culto della ragione, quella degli stoici, la ragione come cittadella interiore davvero inespugnabile, contro gli attacchi degli isterismi collettivi, delle suggestioni, dell’impulsività e dei facili sentimentalismi di cui sono preda le masse, intese nel senso negativo nicciano, di individui incapaci di pensare ed agire autonomamente e perciò stesso bersaglio dei populismi, ovvero dei tiranni e dei demagoghi che del populismo si servono per imbecherarle. Succede così che le masse, appoggiando il pensiero unico oppure contrapponendosi stolidamente, acriticamente, a determinati interessi di parte, finiscano per avallare quegli stessi interessi propugnati dalla ristretta elite che invece vorrebbero combattere. Secondo gli stoici, vi sono delle azioni che sono virtuose in assoluto, in quanto ispirate a saggezza, giustizia, temperanza, ed altre che sono viziose in assoluto, in quanto frutto del male. Azione viziosa è certamente l’invasione da parte della Russia di uno stato libero e sovrano. Virtuosa è l’azione di difesa dei propri confini da parte degli ucraini. Vi sono poi delle azioni terze, che non sono in sé né viziose né virtuose, che non valgono come promessa o come minaccia, come principi di piacere o di dolore, di odio o di amore, ma che lo diventano a seconda delle intenzioni di chi le compie.