Una proposta per la pace

di Paolo Vincenti                                                                                                                   


Sondaggio settimanale realizzato da Termometro Politico tra l’1 e il 3 marzo
(in Affari Italiani del 4 marzo 2022)

Mentre scrivo, piovono le bombe russe sull’Ucraina, ma la difesa ostinata di Zelensky non solo non pone fine alle ostilità ma anzi le alimenta. L’Occidente, fedele alla linea della pace con le armi, invia in Ucraina ordigni bellici per rafforzare le milizie della resistenza. A dire il vero, i governi dell’Occidente inviano armi, ché le popolazioni, le Caritas, le Ong, la Chiesa, le associazioni religiose inviano viveri e beni di prima necessità, medicine, vestiti, denaro. L’opinione pubblica, quella che si indigna e condanna Putin e il suo vile atto di aggressione, incita il governo ucraino a resistere, a non cedere allo sporco ricatto, a non piegarsi all’invasore. Siamo alle solite. Che pacifismo è quello che chiede la tregua armata, che vuole la liberazione di un popolo con i fucili e le bombe? È un irenismo di facciata, ideologico, politicizzato. Chi canta fuori dal coro, poi, viene sempre marginalizzato se non, peggio, denigrato ed insultato. Ma è la forza della ragione che spinge a dire che le cause di questo conflitto, la sua genesi, sono molto più complicate di qualsiasi liquidatoria separazione del mondo fra buoni e cattivi.
Sono d’accordo con quanto afferma il Prof. Antonello Ciccozzi, in un’intervista a Selvaggia Lucarelli su Radio Capital: “Che ci sia un invasore e un popolo invaso è indiscutibile ma in questi giorni chiunque osi dire che armare gli ucraini sia una scelta eventualmente poco condivisibile viene tacciato di essere filorusso o un pacifista da bandiera della pace sul balcone. Si può ascoltare chi ha un parere diverso, chi ha una visione più ricca di sfumature anche non condividendola ma che può aiutare a interpretare il punto di vista degli altri”.

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