Un pensiero di Franco Antonicelli

Naturalmente, Antonicelli non pensava niente di tutto questo. La sua riflessione riguarda la cultura, il leggere libri e la sua finalità. Riguarda il perché bisogna leggere libri e quale obiettivo questo impegno deve realizzare. Insomma, si rivolge agli intellettuali. Non, ovviamente, nel senso di chierici, tutti presi dai loro dibattiti, allora come oggi, ma, come si poteva leggere nelle pagine dei Quaderni gramsciani, nel senso di uomini che pensano e perciò si sentono responsabili del proprio come dell’altrui destino. Perciò egli considera tali quei portuali che intendevano dotarsi di una biblioteca.

In questo contesto si capisce facilmente la centralità dell’indipendenza di giudizio: non c’è responsabilità se non c’è autonomia. Pur essendo la dignità umana un dato primario e ineludibile, intrinseco all’uomo stesso, essa è continuamente messa alla prova: nel processo di consapevolezza, nell’esercizio della responsabilità, nel terribile dovere del giudizio. In questo senso, l’indipendenza del giudizio diventa un vero e proprio campo di tensione per il rispetto della dignità umana.

Meno ovvio è, invece, che Antonicelli identifichi l’indipendenza di giudizio con la dignità umana stessa. Che cosa vuol dire? È improbabile, appunto, che egli identifichi i due concetti, quasi che non si dà l’uno senza l’altro. Ma una simile affermazione non comporta una contraddizione in termini: che si dà dignità solo dove c’è esercizio critico, con la conseguenza di dover distinguere tra uomini degni e uomini senza dignità.

Proprio il ragionamento di Antonicelli intorno all’importanza dei libri e della lettura, come viatico per il pieno esercizio della cittadinanza, permette un’altra interpretazione, ossia quella di considerare l’indipendenza di giudizio come necessario presidio della dignità umana.

Pur essendo la dignità coessenziale all’uomo, a ogni uomo, essa tuttavia non è garantita, non è data una volta e per sempre. Nè bastano la legge e la forza del potere pubblico a difenderla dove è riconosciuta come diritto, o a imporla dove tale non è. Come dimostrano la storia e la cronaca. Così come la libertà, anche la dignità necessita di presìdi e, soprattutto, della necessaria vigilanza che ogni uomo deve esercitare prima di tutto su se stesso. Ma questa difesa personale non è sufficiente. Così come non è sufficiente la difesa della sola libertà personale. Non si è veramente liberi in un contesto di uomini che liberi non sono. Si difende pienamente la propria dignità solo difendendo anche quella di coloro che ci sono vicini  e di quanti vivono molto lontano da noi. Ecco perché la dignità umana non deve mai essere separata dall’indipendenza di giudizio. Come ammoniva Benedetto Croce, al quale Antonicelli guardava con ammirazione critica, occorre sempre ‘invigilare se stessi’.

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