Un pensiero di Franco Antonicelli

di Franco Martina

C’è un passaggio nel discorso fatto da Franco Antonicelli ai portuali di Livorno all’inizio dell’autunno 1967 (Letture tendenziose, Edizioni E/O, Roma, 2021) che merita una riflessione. Il discorso riguardava i libri più utili per la costituenda biblioteca dei portuali. Antonicelli non si preoccupò di indicare libri, che sarebbero stati ovviamente quelli già disponibili, ma propose di riflettere soprattutto su un criterio di scelta.

Cercate sempre i libri che vi tormentano, cioè che vi conducono avanti, i libri che vi gettano lo scrupolo di coscienza: questi sono i libri, i libri non di fede accertata ma di fede incerta. Questi sono i libri che un cittadino, un portuale, che diventa, che vuole essere più cittadino, deve leggere ( pp. 55-6 ).

 Non era un invito a porsi Au dessu de la mêle, secondo la mai dismessa vocazione dell’intellettuale a non compromettersi troppo nelle lotte, ma esattamente il contrario:

Siamo tutti i giorni in una guerra civile. Ognuno parteggia, ed è giusto che parteggi; ognuno difende la sua parte, ma non dimentichi che al disopra delle parti c’è la nazione, al disopra della nazione c’è l’umanità, che al disopra dell’umanità c’è la dignità dell’uomo che è indipendenza di giudizio ( p. 54 ).

Può lasciare perplessi quest’ultima affermazione. In che senso, infatti, si può accettare di porre la dignità umana al di sopra della stessa umanità? che cosa vuol dire? E ancora, che cosa vuol dire identificare la dignità umana con l’indipendenza di giudizio? Che è vero anche il contrario? Cioè che chi non ha capacità di giudizio, non possiede neanche dignità? Si può, dopo quello che abbiamo visto, distinguere, per qualunque ragione, tra uomini e no?

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