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Raccolti
Vi rivedo sul filo mai sopito
della mente migrare a fiotti a fiotti
come rondini fuori di stagione,
le scarse carabattole assiepate
su grosse nere macchine stracolme
di braccia di sudore e di speranze.
Via dalla pietraia
avara e sitibonda
verso un raccolto forse meno magro,
a tirar su le verdi grandi foglie
del tabacco odoroso.
E il borgo era più triste.
Ma presto tornavate ai vecchi nidi
come rondini fuori di stagione.
Poi si sciamò in terre più lontane
dove spirava fùmido
un vento di memorie.
E si cercò un pane
nelle viscere nere della terra:
non so dire se fu un buon raccolto,
ma qualcuno non fece più ritorno.
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Ininterrottamente cerchi
Ininterrottamente cerchi
nei suoi precordi arcani e palpitanti
in quel delirio di luce che è accecante
barbaglio della mente,
e credi di vederlo
nella sua essenza vera,
pensi di penetrarlo
fin nelle viscere atre ed abissali,
nella ricorrente illusione
che per ventura astrale
ti appaia una cometa
o una parola sgorghi
densa della sostanza pura
a dire l’ineffabile
che eterno e immutabile,
infaticabilmente
sempre diviene e sempre si trasforma.