di Annalucia Cudazzo
Un’unione estremamente felice quella di Marcello Buttazzo con la poesia, la quale, da diversi anni, è divenuta, a tutti gli effetti, la sua fedelissima sposa, con cui egli è stato capace di costruire un rapporto luminoso, esemplare, caratterizzato da una limpida confidenza e da una totale reciprocità: Buttazzo è debitore verso la poesia che arricchisce i suoi giorni, ma la poesia è altrettanto debitrice nei suoi confronti per il notevole contributo apportato al panorama culturale del nostro tempo. La scrittura per Buttazzo è un atto vitale, che appare come un indispensabile strumento per filtrare l’esistenza quotidiana e assaporarne così l’essenza, paragonabile a un sedimento prezioso da custodire per l’eternità. Come ha giustamente notato Aldo De Francesco nella Prefazione alla raccolta Nei giardini dell’anima (Manni, 2007), i versi di Buttazzo sembrano nascere con una naturalezza incredibile che ben spiega la fervida e inarrestabile attività del poeta; ma, dietro a tale apparente spontaneità, si nascondono intense ore di studio, di sperimentazione, di letture critiche dei più svariati autori: Buttazzo, che è anche un fine intellettuale, sa assorbire e trasformare, sa incubare e donare nuova vita ai suoi imprescindibili modelli.
È in ciò che si può immediatamente riconoscere il più evidente merito dello scrittore: l’estrema abilità di innescare un processo creativo che conduce a esiti di leggerezza e di freschezza, mascherando in maniera ammirevole questo suo paziente lavorio, e che consegna ai lettori numerosi versi mai noiosi, mai scontati, che abilmente celano la presenza di altre voci, le quali giungono alle menti come un’eco dolce e rassicurante che le orienta verso ricordi lontani e piacevoli. Viene assicurata, in tal modo, una totale immersione nella realtà che, prima di ogni cosa, è specchio dell’interiorità che si fa spazio nel mondo tra luci e ombre, tra folgoranti apparizioni e penose assenze, tra sole e pioggia: non è un caso, allora, che il titolo dell’ultima raccolta pubblicata dall’autore sia proprio Nei tuoi arcobaleni… e altre poesie (I Quaderni del Bardo, 2019), che richiama esplicitamente il fenomeno ottico atmosferico che avviene nel momento in cui la luce attraversa le gocce d’acqua. La pluralità di arcobaleni sta a evidenziare i numerosi elementi che saltano all’occhio accostandosi all’opera, come la continua oscillazione fra poli opposti, la vivacità dei colori, la bellezza di ogni traguardo, l’infinità delle esperienze sentimentali, il conforto che segue ai tormenti interiori, l’importanza dell’attesa, i chiaroscuri della memoria, la gustosità dell’esistenza da cantare a ogni costo. Questi arcobaleni sono, inoltre, caratterizzati da un’appartenenza a un “tu” istituzionale, che potrebbe riconoscersi nell’immancabile figura femminile, eterea e allo stesso tempo straordinariamente carnale, che popola tutte le raccolte di Buttazzo; ma potrebbe simboleggiare anche un’esortazione al lettore, invitato a riconoscersi in esso e dunque stimolato a smarrirsi dolcemente nella trama poetica della raccolta.