Manco p’a capa 87. Crescita e sviluppo non sono la stessa cosa

Ora celebreremo l’anniversario e ripeteremo quei concetti. Ma intanto stiamo andando in tutt’altra direzione. A seguito della crisi ucraina il prezzo del gas sta salendo alle stelle, e già si parla di tornare al carbone! Come se ne avessimo a bizzeffe. Visto che ci sono i fondi per la transizione ecologica, questa crisi dovrebbe accelerare il passaggio alle rinnovabili: non dobbiamo comprare sole e vento da altri paesi. E potremmo progettare e produrre sistemi di estrazione di energie rinnovabili fabbricati in Italia, in modo da venderli all’estero, invece che delocalizzare i sistemi di produzione. E invece: carbone! E nucleare! Come se l’uranio si trovasse scavando un po’. Capire che non è bene dipendere da altri paesi per l’energia dovrebbe spingerci a diventare indipendenti, e le rinnovabili sono la risposta. E invece proponiamo di passare da una dipendenza a un’altra. Quando dico queste cose di solito mi sento dire che la faccio facile, che non abbiamo mica la bacchetta magica. Intanto il cambiamento climatico sta mettendo in croce la nostra agricoltura, per non parlare di altri disastri meteorologici. Dobbiamo arrivare al punto di non ritorno per cambiare modello di sviluppo? Ci stanno dicendo che ci siamo arrivati. E qualcuno dice: visto che ci siamo arrivati è inutile premere per la transizione ecologica, continuiamo così. Che poi è il significato delle proposte di ritorno al carbone e al nucleare. 

Putin è responsabile diretto di morte e distruzione, ed è un dittatore che uccide i giornalisti e i dissidenti. A fianco dei rinascimento saudita assistiamo ora al rinascimento sovietico! La differenza tra uccidere e far morire è sottile. Chi si ostina a perseguire un modello di sviluppo scellerato, accecato dal totem della crescita economica, incurante della decrescita del capitale naturale, è altrettanto responsabile di morte e distruzione. E non sto giustificando un errore con un altro errore. Ora abbiamo una contingenza da affrontare, nel brevissimo termine: far cessare la tragedia Ucraina. Ma non dobbiamo dimenticare il medio e il lungo termine. La crescita ha un limite. O ci teniamo sotto quel limite oppure ne pagheremo le conseguenze. Le stiamo già pagando. Se non programmeremo la transizione ecologica in modo serio, il limite sarà imposto dalla natura e diventerà guerre, epidemie, migrazioni di massa, carestie. Sto usando il futuro, ma questi scenari sono già nel nostro presente. Frank Zappa compose una canzone dal titolo “non può succedere qui” ispirato dall’omonimo libro di Sinclair Lewis. Pensiamo sempre che “quelle cose” avvengano altrove, che da noi non possano avvenire. Possono.  


[Il blog di Ferdinando Boero ne “Il Fatto Quotidiano” online del 2 marzo 2022]

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