Su Scritture meridiane. Letteratura in Puglia nel Novecento e oltre di Antonio Lucio Giannone

Nel saggio successivo l’autore si concentra poi su uno dei protagonisti del futurismo, Emilio Notte, originario di Ceglie Messapica, formatosi presso l’Accademia delle Belle Arti di Firenze; il capoluogo toscano, nel primo Novecento, era il centro della vita intellettuale italiana e un riferimento fondamentale per gli scrittori pugliesi. Giannone nota, infatti, come il futurismo sviluppatosi a Firenze fu la fonte di ispirazione soprattutto per alcuni collaboratori della rivista «Humanitas», che era stata fondata a Bari, nel 1911, da Pietro Delfino Pesce.

Scritture meridiane allarga lo sguardo anche oltre i confini italiani: il terzo studio, infatti, rappresenta un’interessante indagine sui legami letterari tra il Salento e la Francia, a partire dalla considerevole attenzione che, già dalla fine dell’Ottocento, scrittori e critici salentini rivolsero alla poesia francese. Tra questi si possono citare: il poeta Giuseppe De Dominicis (Capitano Black), che tradusse in dialetto alcune poesie di Hugo, Béranger e Baudelaire; Francesco Muscogiuri, allievo di Francesco De Sanctis, che alla letteratura francese dell’Ottocento, nel 1878,  dedicò un volume, Il Cenacolo (Profili e simpatie); Luigi Paladini che fu fra i primi in Italia a tradurre Mallarmé; Girolamo Comi, di cui gran parte della formazione culturale avvenne proprio in Francia. Colui che con più dedizione si immerse nella conoscenza della letteratura francese fu, però, Vittorio Pagano, il quale considerava la Francia, come egli stesso scrisse sulla rivista «Libera Voce», il «vertice del suo amore pel mondo» (p. 39): le sue numerose traduzioni e la pubblicazione dell’Antologia dei poeti maledetti nelle Edizioni dell’«Albero», nel 1957, furono apprezzate in ambito nazionale.

Pagano fu anche fra le personalità di spicco di quella che Giannone definisce la «stagione d’oro» (p. 43) della cultura leccese, che egli colloca negli anni Cinquanta-Sessanta del secolo scorso. In questo periodo, la crescita urbanistica di Lecce si intrecciò con un grande fermento culturale, dovuto anche ad avvedute politiche messe in atto dalle amministrazioni locali e all’istituzione dell’Università degli Studi. Protagonista indiscusso di quest’aurea stagione fu sicuramente Bodini, che nel 1952 pubblicò La luna dei Borboni e per Einaudi la traduzione del Teatro di Lorca, nel 1954 fondò la rivista «L’esperienza poetica», nel 1956 diede alle stampe Dopo la luna e nel 1957 la traduzione del Don Chisciotte della Mancia di Cervantes, edita sempre da Einaudi. Altre riviste fondamentali di questo periodo furono «L’Albero», fondata da Comi nel 1949, e «Il Critone», dotata di un supplemento letterario affidato a Pagano, il quale seppe intensificare i legami tra Salento e Firenze, grazie a importanti collaborazioni.

L’ultimo saggio di questa sezione dimostra ancora una volta l’apertura della Puglia alle novità artistiche e letterarie, come la poesia visiva, che si sviluppò precocemente sul territorio grazie a Michele Perfetti, ai redattori del  periodico leccese «Gramma», che si ispirava alla rivista fiorentina «Tèchne», fondata da Eugenio Miccini, e ad altri operatori come Enzo Miglietta e Francesco Saverio Dodaro, fondatore di «Ghen».

La seconda sezione del volume riunisce interventi dedicati ad alcuni scrittori pugliesi, come Giovanni Bernardini, Cristianziano Serricchio e Luigi Scorrano. Attraverso un impeccabile stile sempre limpido e preciso, Giannone analizza i temi e gli aspetti principali di alcune delle loro opere, evidenziando l’originalità di questi autori e inserendoli nel più vasto contesto letterario del tempo.

La terza sezione, intitolata Maestri e amici, è dedicata a figure che hanno notevolmente contribuito alla crescita culturale della Puglia; in modo particolare, la lettura dei primi due saggi qui compresi, incentrati su Mario Marti e Valli, permette di cogliere ulteriormente il senso del profondo impegno dimostrato da Giannone nella sua attività di ricercatore. Marti, ricollegandosi al recupero della tematica regionale che era avvenuto negli anni Sessanta-Settanta in ambito nazionale, con la collana “Biblioteca salentina di cultura” (poi diventata “Biblioteca di scrittori salentini”), ricostruì per la prima volta, con rigore scientifico, la storia culturale del Salento. Si riscoprì così un profondo interesse per la «piccola patria» (p. 143) di cui si fece poi testimone Valli, che, fedele alla lezione di Marti, si dedicò anche allo studio della letteratura della sua regione, come se questa fosse una vera e propria missione etica e civile. Il saggio a lui dedicato è uno dei più coinvolgenti dell’intero volume, da cui trapela non solo l’autentica dedizione alla ricerca da parte dello studioso ma anche la sua profonda umanità; a conferma di questo aspetto, Giannone pubblica, in appendice, una Dichiarazione, prima d’ora inedita, che Valli lesse in occasione di una delle ultime sedute di laurea cui partecipò. Il critico espresse alcune considerazioni sul suo metodo d’indagine che colpiscono il lettore per la sincerità, l’umiltà e la passione con cui descrisse il suo modo di accostarsi alle opere letterarie: egli si definì «un sensitivo e uno sterratore di sentimenti impastati di parole», capace di «vedere dietro ogni poesia il suo autore, la sua sofferenza esistenziale, i suoi fallimenti, i suoi entusiasmi, le sue utopie» (p. 160).

Al barocco è riservata l’ultima interessante e avvincente sezione, collocata a «mo’ di epilogo», in cui l’autore ricostruisce brillantemente l’interpretazione letteraria dell’arte e dello stile architettonico dominante nel territorio leccese. Passando in rassegna i giudizi espressi da vari intellettuali, Giannone fa emergere un’affascinante visione del barocco che non è limitata semplicemente al gusto estetico ma che appare come un modo di leggere l’anima di Lecce e dei suoi abitanti, sulla scia di quanto scritto da Bodini che arrivò a considerarlo una vera e propria condizione dello spirito, conseguenza della paura del vuoto nutrita dagli uomini del Sud.

Tutti i saggi, sebbene scritti in diverse occasioni, dialogano fra loro, rendendo la struttura del volume coerente e compatta; grazie al suo rigoroso metodo e al suo acuto sguardo critico che da sempre lo contraddistinguono, Giannone, con questa pubblicazione, rimarca come la Puglia si sia contraddistinta per il fermento culturale e per la notevole qualità delle opere prodotte. Ancora una volta, anche grazie a questo volume, va riconosciuto all’autore l’importante merito di aver portato all’attenzione nazionale e internazionale, alcuni nomi ingiustamente esclusi in passato dai più importanti dibattiti letterari e che ora, invece, stanno finalmente ottenendo il giusto riconoscimento.

[In “OBLIO”, XI (2021), 41]

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