Culture e saperi nel Salento di un tempo e di oggi

Per chi voglia conoscere Gallipoli dal suo interno (mi riferisco al Centro storico) sono i palazzi della città che, nello stile architettonico, differiscono spesso gli uni dagli altri, tutti però con un’impronta spesso di barocco minimizzato, tipico esempio Palazzo Tafuri. Altro pregio architettonico-scultoreo è la Fontana cosiddetta greco-ellenistica, la cui costruzione è databile presumibilmente in tempi antichi, ma c’è chi sostiene che si tratti di un monumento del XVI secolo. Di fronte ad essa c’è il Castello aragonese con tracce risalenti al periodo angioino (XIII-XIV sec.). L’importanza di questa struttura militare sta nel suo Rivellino, il cui progetto, a quanto si scrive, è del grande architetto militare Francesco di Giorgio Martini, l’esecuzione però è dell’architetto salentino Giangiacomo dell’Acaia. Il castello chiude la cinta muraria (XIV secolo) composta da 12 preesistenti torrioni che la difendevano dagli attacchi dal mare. Tuttavia queste possenti mura non furono sufficienti ad impedire, nel 1484, un possente attacco dell’Armata navale di Venezia la Serenissima, che conquistò Gallipoli, sottomettendola per più di un anno. Fu quello periodo in cui la città fu spogliata del suo più impostante archivio. Tuttavia, oggi, a ricordare il prestigioso passato della città, c’è il Museo naturale civico, una delle attrazioni di tutto il Salento, in quanto, al suo interno sono conservate molte vestigia del passato.

Lecce ha anch’essa origini messapiche, vale a dire risalenti al VII-IV secolo a. C. Conosciuta anticamente col toponimo (greco) di Lupía o Lupiae e successivamente Lipiae, da cui deriva poi Licce e Lecce. Sul suo sito si sono avvicendati i periodi magnogreci, romani, medioevali, rinascimentali fino ad arrivare a quella che noi oggi diciamo essere la città moderna risalente ai secoli successivi al 1600. Delle testimonianze messapiche resta l’Ipogeo “Palmieri” (ca. III secolo a. C.), che si trova nel giardino di Palazzo Guarini a Lecce, lungo la via Palmieri, a ridosso del tratto settentrionale delle mura cinquecentesche, tra Porta Napoli e Porta Rudiae. Si tratta di una tomba gentilizia, derivante forse dall’unione di due camere sepolcrali più antiche, consistente in una grandiosa sala quadrangolare con quattro grossi pilastri centrali, soffitto piano, a travi in rilievo (nel settore destro), a cassettoni (nel settore centrale) e liscio (nel settore sinistro), banchina lungo le pareti. Le pitture, malconservate, sono tramandate dai disegni del Byres. La decorazione interessa la modanatura dei capitelli dei pilastri (dall’alto: fregio a squame e rosette; fregio figurato con figurine di combattenti su sfondo scuro; fregio vegetale) e le pareti della metà destra del sepolcro. Importante è anche il Museo privato “Faggiano”, ubicato alle spalle di Porta San Biagio, un luogo dove è possibile vedere le cinque città (messapica, magnogreca-romana, medievale, rinascimentale, moderna) attraverso una stratificazione verticale che mostra le diverse epoche e che finisce nel più basso degli strati con lo scorrimento del fiume Idume. In Lecce c’è poi il Museo storico-archeologico “Sigismondo Castromediano”, ubicato in viale Gallipoli, nei presi dell’attuale Camera di Commercio, dove è possibile godere delle testimonianze antiche, tra cui trozzelle messapiche, vasi greci e altri reperti risalenti all’epoca ellenica. Ma la bellezza della città la si può godere tutt’intera attraverso lo sguardo sulle facciate barocche delle 51 chiese di Lecce, facciate sulle quali gli scalpellini salentini hanno fatto rivivere la pietra carparea leccese attraverso centinaia e centinaia di statue di santi, grifoni, cornucopie, magno pigne ed altre figure mitiche e religiose. Importanti sono il Duomo, la Basilica di Santa Croce (con l’annesso Convento dei Celestini, un’opera straordinaria per bellezza architettonica su progetto dell’architetto Giuseppe Zimbalo) e quella di Santa Irene. Fuori le mura, nei pressi del cimitero c’è poi la Chiesa dei santi Niccolò e Cataldo, la più antica di Lecce, costruita dal normanno Tancredi d’Altavilla nel 1180. Nella città sono ancora visibili e visitabili l’Anfiteatro adrianeo, ubicato nella piazza Sant’Oronzo e il Teatro romano, ubicato alle spalle della Chiesa di Santa Chiara. Del periodo rinascimentale sono rimasti il Castello “Carlo V” e il grandioso Arco di Trionfo (oggi Porta Napoli, anticamente Porta San Giusto), entrambe opere dell’architetto Giangiacomo dell’Acaia. Architettonicamente importanti sono anche Porta Rudiae, davanti alla strada che un tempo collegava le città messapiche di Rudiae e Lupiae; Porta San Biagio, ad Est della città, davanti alla strada che collegava la città con la parte della provincia meridionale; Porta San Martino (oggi non più esistente), davanti alla strada che collegava la città al suo porto romano (adrianeo) di San Cataldo. Due importanti Torri resistono ancora nel tempo: la Torre tardo-medievale di Belloluogo (XIV) che fu dimora della regina del Regno di Napoli, Maria d’Enghien. L’altra Torre, anch’essa tardo-medievale (XIV-XV secolo) è quella cosiddetta del Parco, costruita da Giovanni Antonio Orsini del Balzo, all’epoca del suo principato a Taranto. Nell’area metropolitana leccese, nei pressi della frazione Merine (Lizzanello) e spettacolare il Museo dell’Arte della Stampa, nato nel 2010 per volontà di Vincenzo Gilenardi e di molti maestri tipografi leccesi. Si tratta di una “tipografia didattica” per scolaresche e gruppi, dove il visitatore può utilizzare le antiche macchine, attraverso la composizione a caratteri mobili, stampa a torchio del 1878, termo rilievo, rilievo a secco, foglia d’oro. La particolarità del museo della stampa di Merine è appunto quella di essere un museo “vivente”: i visitatori e anche le numerose scolaresche possono infatti usare le antiche macchine ed apprendere le diverse tecniche come la composizione a caratteri mobili, la stampa tipografica, il termo-rilievo, il rilievo a secco e la doratura a caldo.

Maglie, cosiddetta anche Malliae in latino e Màje nell’antica lingua grika. Tutto il territorio circostante la città testimonia la sua antica origine. Sono infatti numerosi i monumenti megalitici del periodo neolitico quali, ad esempio, dolmen, menhir e specchie. Ma non solo questi perché insistono anche testimonianze come alcune lauree preistoriche e altre del primo periodo basiliano. Laddove oggi c’è il Palazzo Capece, sede del Liceo, un tempo l’edificio era il cosidetto castello di Maglie, probabilmente di origine angioina, architettonicamente rivelante grazie ai suoi bugnati e alla sua interna piazza d’armi. Nei secoli successivi e durante il Rinascimento, questo edificio fu poi rimaneggiato e ammodernato soprattutto nel XV secolo. Importante dal punto di vista architettonico-scultoreo è il Duomo della città del XVIII secolo, ma su fondamenta di due precedenti edifici del XIV e XVI secolo. Nel suo interno spiccano gli altari dipinti a mano e le statue della Madonna della Misericordia con a fianco quelle degli apostoli Santi Pietro e Paolo. Interessante è una colonna in pietra leccese, sulla cui cuspide si erge la statua della Vergine. Tale colonna è eretta al centro della piazzetta davanti alla Chiesa della Madonna delle Grazie. Il modello a cui si è ispirato lo scultore è quello della colonna di Sant’Oronzo di Lecce dell’architetto Giuseppe Zimbalo. Interessante anche è il basamento della colonna magliese, circondata dalle sculture dei santi protettori della città, e cioè San Nicola, Sant’Oronzo, Sant’Antonio da Padova e San Leonardo. Al centro della piazza centrale, davanti al Municipio, esiste una grande statua marmorea, che ritrae la nobile Francesca Capece, opera del più grande scultore dell’Ottocento, Antonio Bortone da Ruffano. Rappresenta la nobildonna seduta su una poltrona accanto a un ragazzino, che tiene nella mano destra una croce, simbolo della fede, e un libro, simbolo invece della conoscenza, e nella mano sinistra uno scudo. Altra scultura importante è quella che rappresenta lo statista Aldo Moro, opera dello scultore Antonio Berti, ubicata davanti alla sua casa natale. Grande importanza per il visitatore è anche il Museo Civico di Paleontologia e Paletnologia, intitolato allo speleologo-archeologo magliese Decio de Lorentiis. Sorto nel 1960, è dedicato alla ricostruzione della preistoria salentina e punto di riferimento per la conoscenza del più remoto passato dell’Italia Meridionale.

Otranto, originariamente Hydruntum, indubbiamente di origine greco-messapica, quindi magnogreca e romana, poi bizantina-normanna-angioina-aragonese-borbonica-sabauda-repubblicana. Dal tempo dello scisma d’Oriente è sede arcivescovile. Il suo Centro storico è riconosciuto dall’Unesco come patrimonio culturale dell’umanità. Vicende alterne hanno caratterizzato la sua storia, a partire soprattutto dal 1480, quando l’impero Ottomano l’attaccò e per un anno l’occupò. È nota la storia dei 813 Martiri otrantini che si rifiutarono di convertirsi all’Islam e di abiurare alla propria fede, il cattolicesimo. Il viaggiatore che volesse godere delle sue bellezze, lo può fare andando per prima a vistare il Mosaico (anni 1163-1166) della Cattedrale (1080) dedicata all’Annunciazione: Mosaico unico al mondo per dimensioni (ca. 700 mq). Questo monumento di bellezza musiva è opera di Fra Pantaleone, monaco artista del Monastero di San Nicola di Casole (fondazione: 1098), oggi diruto sul percorso che dalla città va verso Sud (Santa Cesarea Terme). Il suo nome (Casole) è dovuto alla presenza di numerosi anfratti sotto roccia (cellette) nella Valle delle Memorie dove, nella prima immigrazione dei monaci basiliani dall’Oriente, si sistemarono e vissero per diverso tempo. Altra chiesa importante, perché con forti caratteristiche ortodosse, è quella dedicata a San Pietro apostolo, sita nel centro storico e che è del periodo IX-X secolo. Come interessante è anche la Chiesa di Santa Maria dei Martiri, che sorge sul colle della Minerva, dove, presumibilmente, nei tempi ellenistici, sorgeva il tempio di Atena (Minerva per i Romani). Dopo il 1480, su iniziativa di Alfonso d’Aragona, la città fu fortificata con delle possenti mura e venne rinforzato il Castello, progettato in un primo momento da Ciro Ciri sulla base dei consigli del grande architetto militare Francesco di Giorgio Martini, ma anche con la consulenza dell’altro architetto militare del Regno di Napoli, Giangiacomo dell’Acaia. Di quest’ultimo è l’invenzione della Punta di Diamante (o Torrione a lancia) nei Castelli del Meridione d’Italia. Tra queste importanti fortificazioni v’è da notare la Torre Alfonsina, verso Porta Terra, una vera e propria meraviglia architettonica, per via del lungo corridoio difeso da quattro saettiere a strapiombo poste sulla volta. Altra importante Torre è quella denominata Pinta, nelle cui fondamenta insiste un ipogeo, presumibilmente di origine protostorica che, nel tempo, è stato usato da differenti abitanti del territorio. In questo ipogeo sono interessanti le molte cellette parietali e il lungo dromos culminante nella sua fase terminale in un innalzamento a cupola che ospitava, in tempi più vicini a noi, le cellette colombaie. Infine, meraviglia delle meraviglia, è la Grotta dei Cervi, ubicata a sud di Otranto nella rada di Porto Badisco, dove circa 3000 pittogrammi (del periodo di 9-6000 anni) parietali di origine neolitica fanno di quel luogo uno dei più belli d’Europa.

A seguire altri luoghi, altri monumenti, altre incredibili bellezze.

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