Nell’epoca che viviamo forse si può immaginare soltanto quel novantacinque per cento dell’universo che non conosciamo. Ma questa facoltà, questo privilegio, appartiene soltanto a coloro che studiano l’universo. Tutti gli altri hanno l’impressione di non avere più niente da immaginare. Fino a un certo punto abbiamo immaginato i robot. Poi abbiamo smesso perchè sono stati costruiti. Si dice che fra qualche anno avremo i robot gironzolanti per casa.
Probabilmente è falso che non si possa immaginare più niente, però questa è l’impressione. Viene da domandarsi, certe volte, che cosa possa immaginare un bambino. Ha la mente ricolma di oggetti, forme, figure, immagini, storie. Ha gli strumenti per attraversare il mondo reale e anche quello irreale. Non può immaginare più niente. Invece, probabilmente, è sull’infanzia e sull’adolescenza che abitano questo tempo che si rende necessario ragionare. Perché l’infanzia e l’adolescenza di questo tempo, con buona probabilità stanno generando una nuova immaginazione, che impiega nuove modalità di pensiero, nuovi criteri, nuovi metodi, nuovi strumenti, e anche nuove emozioni, e anche un nuovo stupore.
Forse quella nuova immaginazione riuscirà a trasformare il reale che non ci piace, a sostituire la bruttezza di certi paesaggi con una diversa e sconosciuta bellezza, a spiantare l’inutile per seminare il necessario.
Forse l’immaginazione dei ragazzini riuscirà perfino a salvare il pianeta.
L’immaginazione proviene dalla conoscenza e produce conoscenza. Le generazioni che vengono hanno modalità di acquisizione della conoscenza completamente diverse da qualsiasi altra generazione precedente.
Sono creature di un’epoca che ha mutato radicalmente la logica, i processi e gli strumenti del conoscere e del comunicare, i sistemi di riferimento, le forme di relazione sociale, i significati di informazione e di cultura.
Sono esistenze con storie diverse, esperienze diverse, un immaginario individuale e collettivo diverso, un diverso sistema simbolico, una diversa visione del reale.
Il loro apprendimento non funziona in modo consequenziale perché si confrontano con contesti e situazioni globali e dalla globalità sono avvolti, per cui apprendono in modo globale. La condizione multimediale in cui vivono determina il loro processo di apprendimento.
Loro vivono in una coesistenza di passato e presente, di lontano e vicino. Possono spostarsi virtualmente in ogni tempo e in ogni luogo; possono virtualmente appropriarsi di ogni storia e di ogni geografia. Non hanno limiti, non hanno confini. Sono viaggiatori, esploratori di territori sconfinati.
Probabilmente sarà questa loro condizione esistenziale e culturale che svilupperà una nuova immaginazione, che a sua volta determinerà inevitabilmente un nuovo modo di essere e un nuovo modo di stabilire relazioni tra gli esseri e tra gli esseri e le cose, i paesaggi, le scienze, le letterature, le arti, i linguaggi, le ragioni e le passioni.
C’è stato un tempo in cui si pensò che l’immaginazione potesse arrivare perfino al potere. Era il tempo che sui muri si scriveva: “siamo realisti, pretendiamo l’impossibile”, oppure “i miei desideri sono realtà”, oppure “ dimenticate tutto quello che avete imparato e cominciate finalmente a sognare”. Ma l’immaginazione al potere non ci è andata. Chissà se quell’ impresa che non è riuscita ai ragazzini di un tempo, non riuscirà a coloro che sono ragazzini adesso.
[“Nuovo Quotidiano di Puglia”, Domenica 20 febbraio 2022]