di Rosario Scrimieri
Quando si deve parlare di un amico e magari provare a descrivere la sua vasta attività artistica è difficile decidere da che parte iniziare. A me sembra più semplice e funzionale cominciare e finire dal periodo pre e post studentesco ( 1957-1965) per tre motivi:
-primo perché è stato il più travolgente; per le novità che la nostra giovane età sognava e per l’ entusiasmo e i buoni propositi con cui si affrontava la vita, non priva di sacrifici e di ristrettezze economiche dovute al disastro del dopoguerra;
-secondo perché è stato un periodo fecondo di idee, di programmi e di ricerca da scoprire tra le novità artistiche d’avanguardia, che naturalmente più ci interessavano e che hanno lasciato qualche segno anche nella mia futura carriera di architetto;
-terzo perché a me risulta più facile collocare la figura artistica di Antonio Stanca in un contesto storico molto limitato in cui anch’io mi riconosco.
Mi riferisco al periodo che va dalla fine degli anni ’50 ai primi anni ’60 quando, insieme all’amico “Tonio”, frequentavamo gli studi presso l’Istituto d’Arte “G. Pellegrino ”di Lecce; io al corso di Scultura e Tonio a quello di Decorazione pittorica. Insieme a noi c’erano, tra gli altri, Fernando De Filippi, Armando Marrocco, Fiorella Rizzo, Giovanni Valentini, promettenti studenti salentini diventati artisti affermati non solo in Italia ma anche all’estero. Erano anni molto importanti per la formazione culturale di noi giovani studenti diciottenni e decisivi per le nostre future scelte di vita. Per molti di noi era la prima volta che ci avvicinavano nell’universo dell’arte, con i movimenti moderni che si affermavano altrove e che si manifestavano con molto ritardo nel nostro “profondo” Sud.