di Giovanni Invitto
Qui siamo alla satira e all’ironia da essa utilizzata. Tra i tanti che hanno affrontato il tema non possiamo dimenticare Pirandello che ne parla, esemplificando a lungo, nel suo scritto sull’umorismo:
Mi sono intrattenuto così a lungo sul Morgante perché fra i tre nostri maggiori poemi cavallereschi è quello in cui certamente ha più campo l’ironia: l’ironia che – secondo l’espressione dello Schlegel – riduce la materia a una perpetua parodia e consiste nel non perdere, neppure nel momento del patetico, la coscienza della irrealtà della propria creazione[36].
Ma chi scrisse sulla rivista di cui qui trattiamo non riteneva “irreali” i contesti su cui indirizzava l’ironia e la satira. “Il Travaso delle idee”, infatti, fu un importante periodico che, per oltre mezzo secolo, dal 1900 al 1966, presentò una satira quasi permanente contro le forme di potere che la politica italiana assumeva. Non è semplice trovare una linea politica unitaria e coerente e ciò è più palese e naturale nei confronti dell’evento fascista. Nondimeno questa rivista è spesso trascurata nella bibliografia del settore. Ad esempio, il volume di Giulio Carnazzi su La satira politica nell’Italia del Novecento[37] lo ignora tanto nella introduzione quanto nella parte antologica. Il motivo potrebbe essere costituito dal fatto che il volume in questione tratta soprattutto la satira “di sinistra”. Al contrario, la grossa raccolta, curata da Oreste Del Buono Eia, Eia, Eia, Alalà! La stampa italiana sotto il fascismo 1913-1943[38] presenta varie vignette de “Il Travaso”. Tra l’altro oggi non esiste una ristampa completa del periodico. L’unico strumento accessibile è il volume La Roma del Travaso[39], di Guglielmo Guasta, uno dei direttori della testata.