Quel nativo digitale, intelligente e veloce, capace di rintracciare dati e notizie in meno di un minuto, deve acquisire la consapevolezza che comprendere vuol dire provocare un’interazione di elementi particolari e quadri generali, di minimi e massimi sistemi. Quel ragazzo intelligente e veloce, capace di navigare oceani virtuali come un magellano, deve sapere anche che la comprensione è una mediazione di lontano e vicino, una esplorazione attraverso i sensi e una sintesi attraverso la ragione, una relazione tra l’analogia e la differenza, una graduale compensazione tra il noto e l’ignoto.
“Au fond de l’Inconnu pour trouver du nouveau !”, dice Baudelaire.
Se conoscere significa – soprattutto – cercare significati nuovi, è nella profondità dell’incognito che i significati nuovi si devono cercare. Certo, i significati si trovano anche in superficie, ma, trovandosi in superficie, sono molto spesso, quasi sempre, significati superficiali, che si consumano in breve tempo, che non contemplano le cose essenziali. Ecco, al nativo digitale intelligente e veloce, a quella creatura che scruta l’orizzonte per comprendere qual è la direzione da seguire nel corso del suo viaggio, il mondo adulto ha il dovere di insegnare che i significati consistenti, quelli sui quali tutta un’ esistenza si struttura, si possono trovare soltanto scandagliando continuamente la profondità delle cose che sono sconosciute. A quelle generazioni che decreteranno i destini della Terra, le generazioni che hanno compromesso quei destini ( si spera non irrimediabilmente), dovrebbero quantomeno tentare di insegnare che per conoscere e per comprendere si deve necessariamente trivellare la superficie, oltrepassare quello che appare, configurare paesaggi umani e culturali inesistenti rielaborando quelli che esistono.
Ma poi. A quello che l’epistemologo francese Michel Serres chiama uomo nuovo, che ha un pensiero diverso e quindi un diversa visione della realtà e una diversa immaginazione, un altro concetto di creatività e una sua diversa espressione, che viene da una storia diversa da quella da cui tutti gli altri sono venuti, che probabilmente va verso una condizione di esistenza che altri non hanno mai conosciuto, a quell’uomo nuovo il vecchio uomo deve insegnare soprattutto che comprendere significa riconoscersi nell’Altro e fare in modo che l’Altro si riconosca in un tratto della tua fisionomia. E’ questo riconoscimento reciproco che determina una comprensione che si carica di un valore essenziale, imprescindibile, assoluto.
Il contrario della comprensione è l’incomprensione, e l’incomprensione genera conflitto.
Il nativo digitale, intelligente e veloce, l’uomo nuovo che elabora nuovi concetti e nuovi linguaggi, che disegna nuove prospettive e sviluppa nuove visioni, deve comprendere che è inevitabile evitare i conflitti tra uomo e uomo, tra uomo e natura. Se vuole sopravvivere.
[“Nuovo Quotidiano di Puglia”, Domenica 30 gennaio 2022]