di Antonio Errico
In una pagina del suo saggio intitolato Contro l’ impegno, Walter Siti propone l’esempio di un nativo digitale, intelligente e veloce, che ad un certo punto incontra quel verso meraviglioso con cui Leopardi comincia la Sera del dì di festa: Dolce e chiara è la notte e senza vento. Poniamo, dice Siti, che voglia dedicarsi all’avventura della ricerca trasversale: Google gli dirà che pochi mesi prima di scrivere quel verso, il ventunenne Giacomo aveva cercato di fuggire da Recanati. Poi, se vorrà continuare la ricerca, Google gli rivelerà molte altre cose, in poco tempo, senza richiedergli tanta fatica, senza necessità di interrogare il testo e di aspettare le sue risposte, di annodare riferimenti, di combinare l’esplicito con l’implicito. Ma sarà derubato della fiducia nell’inconscio. “ Essendo figlio della profondità, l’inconscio non gode di buona stampa nel mondo della velocità orizzontale, anche perché è fulmineo nel rivelarsi in quanto sintomo ma ha bisogno di tempo perché l’io possa (in parte) riappropriarsene”. Così scrive Siti.
Ecco, dunque: forse la condizione con cui ci si confronta nella relazione con la dimensione digitale, è proprio quella della superficialità, dell’assenza di profondità. E’ una condizione che appartiene alla natura degli strumenti, che sono pensati, progettati, realizzati per attività e soluzioni rapide, funzionali, immediate, o quasi immediate. Quegli strumenti servono per operazioni orizzontali e, appunto, superficiali, molto spesso anche occasionali. Per molte faccende non se può più fare a meno. Per molte faccende semplificano la vita. Ma non possono servire a comprendere La sera del dì di festa; non possono servire a indagare nessun genere di complessità. Perché la comprensione ha bisogno di riflessione, analisi, comparazione: ha bisogno di profondità. La comprensione richiede – pretende- un movimento consapevole nei territori della complessità, anche se non di rado quel movimento consapevole viene integrato dagli elementi dell’intuizione inaspettata, dalla sensazione, dall’emozione. Ogni comprensione è sempre un atto, un evento singolare, irripetibile, che richiede e sprigiona un’energia intellettiva, fisica, anche.