di Paolo Vincenti
Il titolo di questa raccolta di Simone Giorgino, pubblicata per Edizioni Spagine (Lecce), è fortemente evocativo, perché riporta alla letteratura trobadorica e quindi alle origini della letteratura italiana. Il trobar leu, nella letteratura provenzale, era una poesia lieve, fluida, chiara, che prediligeva l’apertura, contrapposta al trobar clus, che era invece un cantare in maniera oscura, chiusa, con uno stile più complesso e allegorico. Si tratta di un breve canzoniere, in cui vengono proposte delle poesie molto particolari, secondo un espediente letterario che, se non è originale, è certo interessante. L’autore scrive nella sua nota in premessa che si tratta della storia di un taccuino e del suo proprietario che abbozza due tre versi e poi se ne dimentica, ritratta tutto, si scervella su un’ipotesi di stralcio. Un libro in formazione insomma, di poesia che si crea nel suo farsi, volatile, leggera, come la definisce lo stesso autore. Al libro è allegato un cd con musiche di Gianluca Milanese e voci recitanti di Simone Giorgino e Ilaria Seclì. Vi è un accavallarsi di immagini, finisce una e subito comincia l’altra, con una urgenza che sembra non arginabile. Si tratta di una scrittura fortemente contemporanea. Le parole evocano immagini, hanno una valenza sinestetica, anche a discapito della sintassi che è frantumata, spezzata, involuta, ma pur sempre rispettata, anche se non vi è una costruzione rigida, statica, ma mobile e intrecciata. Le parole respingono ogni ordinamento categoriale sia logico (principale, subordinata, ecc.) sia cronologico, e si dispongono secondo una struttura che, se non è determinata da una sorta di scrittura automatica (come quella dei surrealisti), tuttavia resiste ad ogni forma complessa, ed è breve, quasi cinematografica. È evidente che la tradizione letteraria da cui prende le mosse Simone Giorgino sia quella novecentesca forte che congiunge Pascoli a Saba, Sereni a Fortini, a cui si possono aggiungere tutta l’avanguardia e lo sperimentalismo novecentesco (da cogliere in alcuni componimenti dove c’è un più azzardato gioco verbale e grafico). Cioè, Giorgino ha solide radici nel secondo Novecento ma guarda anche agli anni duemila e alle nuove forme di comunicazione poetica che si sono recentemente sviluppate.