Commento al nono componimento di )e pagine del travaso di Claudia Ruggeri

di Annalucia Cudazzo

“salve sono tornata: sono malata malata d’amore, levami

ahi la scarpetta, tutta abitata, oddio

formicolata… scrivila in giardino…

.

(il mio diletto ha messo la mano nello spiraglio

e un fremito mi ha sconvolta

.

“il foro s’è implicato ne la roccia. ò pervenuto

a tale disanimale limine che tramandi le linee

d’un riflesso stringente, tu che hai fatto rovente

la voce dei vulcani il giorno del Movimento

interreno, del materiale acceso; il giorno del Materiale

immite vento

.

(sicuro ora ne devo scrivere. pure quel giorno

in me poneva il cardine meno sensazionale. cronaca

cantico o mensura, ma di parole-Rotolo. era la terra

astratta dei fiori corpo a corpo

.

– penso senza il sonoro

entro codesto margine del Rotolo

e la sinistra gira mentre in continuazione

                                                                                   certo mi ricapitoli man mano

    che mi leggi ed io mi annido

  nel lievissimo plesso della ipsylon

Il nono componimento della raccolta[2] trascina il lettore in una dimensione intrisa di forte carica erotica: la poetessa fa la sua improvvisa apparizione nel primo verso («salve sono tornata») e riprende immediatamente le parole della Sulamita, sebbene per l’unica volta non si sottolinei la citazione: «sono malata malata d’amore» scrive la Ruggeri, come nel Cantico 2:5. È una dichiarazione d’amore, ma anche di follia, un delirio amoroso evidente anche dalle interiezioni che si leggono nel verso successivo: «ahi», «oddio». La poetessa ansimante ordina all’uomo amato di sfilarle la stretta scarpetta, elemento che lascia immaginare che nella scena seguente, non descritta in versi, la donna continui a spogliarsi per consumare un rapporto con il suo «diletto»: subito dopo, infatti, viene citato il Cantico dei Cantici 5:4, in cui la Sulamita viene sconvolta da un fremito perché il pastore «ha messo la mano nello spiraglio», allusione ai genitali femminili, simbolo del vuoto.

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