di Gigi Montonato
È uscito a cura di Lanfranco Binni e Antonio Resta il carteggio fra Luigi Russo, storico e critico letterario (1892-1961) e Aldo Capitini, filosofo e politico (1899-1968) fra gli anni 1936-1959, per le edizioni della Normale, Pisa 2021, pp. 167, con due testi dei due corrispondenti in chiusura.
Resta non è nuovo a lavori del genere, si può dire uno specialista della Scuola Normale di Pisa. A sua cura il carteggio Russo-Gentile con R. Pertici (1997) e i due volumi del carteggio Russo-Omodeo 1924-1946 (2018).
Quest’ultimo lavoro è un volumetto che racchiude nella corrispondenza che i due intellettuali si scambiano gran parte dell’universo mondo accademico di parte del Novecento, relativamente alla modesta quantità di missive. Il carteggio non è completo, presenta delle lacune, come opportunamente riferito dai curatori. L’apparato critico, però, grazie ad essi, lo rende assai più ricco e interessante dei contenuti epistolari. Per ogni personaggio citato nelle lettere c’è in nota una breve scheda biografica: vita, carriera universitaria, politica. Vien fuori quasi un dizionaretto di personaggi illustri del mondo accademico, gli stessi che in quegli anni si aggiravano nelle università italiane e comparivano sulle riviste e nelle case editrici che andavano per la maggiore. Benché le temperie politiche nel paese tra il fascismo e il dopoguerra fossero diverse, la vita universitaria sembrava conservare una sua immutabilità.
Russo e Capitini sono due personaggi, entrambi normalisti, come si informa in premessa, molto diversi, “personalità divergenti”. “È difficile trovare due personalità così diverse – si legge in «Intellettuali di opposizione», articolo che funge da introduzione al libro – a cominciare dall’aspetto fisico e dal carattere individuale: se Capitini si presenta piuttosto fragile, mite e riservato (e nondimeno dinamico e determinato), Russo si accampa imponente, esuberante e rumoroso” (pag. 5). I due curatori ne tracciano i profili senza nulla trascurare, discordanze e concordanze, trovando materia nelle lettere e non solo.
C’è un episodio epistolare che spiega molto della differenza caratteriale fra i due. Ad una lettera, piuttosto dura di Russo a Capitini, in cui gli dice così: sei un anarchico, non fai che combinare guai, chiuditi nel silenzio ecc. ecc. (16.V.1949), insomma una sorta di buono a nulla, Capitini accenna una risposta che poi lascia sospesa in abbozzo e dunque non spedisce.