Ma perché un museo sull’evoluzione? Non molto tempo fa si pensò di bandire la teoria darwiniana dai percorsi scolastici a seguito del convincimento di un ministro che ritenne che l’evoluzione non fosse determinante nelle prime fasi della costruzione di una cultura. La reazione del mondo scientifico a questa assurdità fu molto ferma e la decisione fu ritirata. Ma sia l’evoluzione sia l’ecologia hanno ancora ruoli marginali nei percorsi di formazione. Una carenza culturale che rende difficile la piena comprensione del significato della transizione ecologica che siamo chiamati a fare con il Programma Nazionale di Recupero e Resilienza, il PNRR.
La selezione naturale altro non è che l’ecologia: la teoria darwiniana mette assieme ecologia ed evoluzione, assegnando un ruolo chiave all’ambiente nel determinare l’affermazioni delle varianti più vantaggiose con cui si esprimono le specie: gli individui che meglio rispondono alle pressioni dell’ambiente trasmettono le loro caratteristiche alle generazioni successive, direzionando i cambiamenti che portano all’evoluzione delle specie. Dopo secoli di ostilità e incomprensioni, la religione si affianca alla scienza e, con Laudato Si’, Francesco chiede la conversione ecologica. La conversione a una scienza richiede conoscenza, ed è proprio questo il fine espositivo del DaDoM. Un lungo ragionamento che si sviluppa in varie sale, partendo dal sodalizio tra Darwin e Dohrn, per passare alle caratteristiche dell’ambiente marino, all’origine della vita, alla storia raccontata dai fossili, con una passeggiata a ritroso nel tempo, da oggi ai primi viventi che, probabilmente, originarono in mare in corrispondenza delle risorgive idrotermali ancora abbondantissime nelle profondità marine. E poi la selezione naturale, la corsa agli armamenti, i fossili viventi, gli adattamenti all’ambiente. Come e cosa mangiano le cozze? E le balene? Cosa sono il plancton, il benthos e il necton? Quali sono gli organismi più importanti del pianeta? E gli animali e le piante più importanti? Dove sono l’erba e gli erbivori in un oceano apparentemente dominato dai carnivori? Quali sono i rapporti di parentela tra i vari organismi? Quale è il destino dei grandi cetacei dopo la morte? E molto altro ancora. C’è la collezione zoologica allestita da Salvatore Lo Bianco, un vero genio della conservazione degli animali marini. Grandi artisti come Ray Troll, Alberto Gennari, Alvaro Reyes e altri hanno realizzato opere di grande efficacia che illustrano i fatti dell’evoluzione. E poi ci sono i modelli di grandi e piccoli organismi marini. Il 70% della superficie del pianeta è coperta dagli oceani, ma l’oceano non è una superficie, è un volume. Più del 90% dello spazio abitabile dalla vita è oceano, e noi stentiamo a renderci conto che tutto dipende dagli oceani. Se vivete in una città dove non si vede il mare… alzate gli occhi. Se ci sono nuvole in cielo, quello è l’oceano. E quando piove è l’acqua evaporata dal mare che ci bagna e ci disseta, rendendo possibile la vita anche a terra.
La conversione e la transizione ecologica richiedono un’evoluzione culturale che ancora stenta ad affermarsi. Con questo museo cercheremo di contribuire a questo processo di trasformazione oramai imprescindibile. Realizzarlo è stata una sfida emozionante, ma il bello comincia ora. Le guide sono preparatissime e vi accompagneranno nella visita, se vorrete. Se vi capita di venire, cercatemi. Se mi sarà possibile sarà mio piacere guidarvi attraverso l’esposizione. Quando lo faccio mi pare di essere un bambino che mostra i suoi giocattoli ad un amico in visita. Non ci si stanca mai. Potete prenotare le visite qui: https://fondazionedohrn.it/home/dadom/
[Il blog di Ferdinando Boero ne “Il Fatto Quotidiano” online del 26 dicembre 2021]