La Soprintendenza del Mare e il relitto di Otranto

di Francesco D’Andria

Con il concludersi del primo anno di attività, la nuova Soprintendenza Nazionale per i Beni Culturali Subacquei, istituita a Taranto, può vantare già alcune importanti realizzazioni, in particolare per lo straordinario patrimonio che i mari della Puglia custodiscono. Di buon auspicio per le sorti future della Istituzione, diretta da Barbara Davidde, è subito apparsa la presentazione di una scoperta eccezionale, identificata nel 2018 nel corso dei lavori per la posa delle condutture gas nel progetto TAP, grazie all’attività di sorveglianza archeologica lungo tutto il percorso sottomarino. Proprio al centro del Canale di Otranto, ad una profondità di 780 metri, giace il relitto di una nave: il parziale recupero è stato possibile soltanto grazie alle attrezzature ed alle tecnologie innovative messe a disposizione dall’Impresa. Attraverso un robot teleguidato sono stati portati in superficie alcuni reperti, perfettamente conservati, che hanno subito rivelato la loro provenienza dalla Grecia, ed in particolare dalla regione di Corinto: una vera capsula del tempo, emersa dagli abissi marini, con anfore commerciali per il trasporto del vino e dell’olio, contenitori di forme diverse per derrate alimentari, all’interno dei quali erano ancora presenti i noccioli delle olive. E per la prima volta abbiamo capito come venivano trasportate le ceramiche fini, le delicate coppe per il vino che rischiavano di frantumarsi durante le traversie della navigazione: decine di vasi erano impilati all’interno di veri “container”, costituiti da grandi vasi a corpo globoso (pithoi) che, con le loro spesse pareti e con la paglia disposta all’interno proteggevano i preziosi oggetti, molto richiesti dalle popolazioni che commerciavano con i mercanti greci.

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