di Irene Pagliara
Il volume – il quarto della nuova serie della collana Contemporanea, diretta dallo stesso curatore A. L. Giannone- raccoglie gli Atti del Convegno Nazionale di Studi, svoltosi tra Melendugno e Lecce il 18 e il 19 novembre 2013, in prossimità dei dieci anni dalla scomparsa della scrittrice Rina Durante, morta nel 2004. Il Convegno, articolatosi nel corso di due giornate e di tre, ha offerto una prima e completa ricognizione sul variegato e sfaccettato profilo culturale della scrittrice, spaziando dall’attività più strettamente letteraria a quella altrettanto importante di giornalista, intellettuale e operatrice culturale dedita alla promozione delle tradizioni popolari della sua terra. Gli interventi, preceduti da un’agile prefazione che funge da guida e introduce il profilo biografico dell’autrice, sono pubblicati secondo l’ordine di presentazione, ma possono essere raggruppati sulla base dell’aspetto della fisionomia della Durante da essi approfondito.
Un primo nutrito gruppo è quello finalizzato all’approfondita esplorazione dell’attività letteraria dell’autrice, che annovera oltre ad un romanzo e a diversi racconti anche un radiodramma, testi teatrali, soggetti e sceneggiature cinematografiche, poesie e altre opere che si collocano a metà strada tra la narrazione e il saggio antropologico. All’unico romanzo, La malapianta, pubblicato nel 1964 con Rizzoli e che le valse due anni dopo il Premio Salento 1964, è dedicata la relazione del curatore, Antonio Lucio Giannone. Attraverso un’accurata analisi degli elementi tematici, strutturali e narrativi dell’opera, si mette in evidenza come essa rappresenti, nonostante l’ambientazione meridionale e la scelta di personaggi appartenenti a classi sociali subalterne e arretrate che potrebbero suggerire un rimando al filone neorealista, un tentativo di avvicinarsi a forme più sperimentali di narrativa. In effetti, come nota il relatore, il contesto storico-letterario degli anni Sessanta presentava ormai grandi differenze rispetto a quello degli anni Cinquanta, in cui era maturato e si era sviluppato il neorealismo, aprendo la strada al tema dello sperimentalismo e al rapporto fra letteratura e industria. La malapianta non presenta quindi una tematica di natura sociale, ma piuttosto di natura esistenziale, che si può individuare nel malessere e nella solitudine che attanagliano i personaggi, chiusi nella loro incomunicabilità, e che la avvicinano ai temi del romanzo modernista del Novecento, allora tanto in voga sia in ambito letterario che cinematografico, rispettivamente con le opere di Moravia e Berto e Antonioni e Bergman. Inoltre, la Durante introduce un ulteriore elemento di innovazione, poiché traspone una tematica tradizionalmente legata alla crisi della borghesia al mondo contadino del Sud, con effetti talvolta poco realistici, considerato il livello culturale dei personaggi a cui attribuisce tali riflessioni di carattere esistenzialistico.