Vincenzo Bianco (UniSalento), col suo saggio “L’eidolon di Dante sulla strada del Caporale Obrus” (pp. 37-64), percorre e scandaglia l’influenza che Dante ebbe su poeti e scrittori dell’800, italiani e stranieri, lungo l’interpretazione del sommo Poeta come profeta dell’Unità d’Italia, vate esule ghibellino. Vincenzo Ampolo era di Surbo.
Antonio Lucio Giannone (UniSalento), nel suo saggio “Nel segno di Francesco De Sanctis: Di alcuni caratteri meno popolari della Divina Commedia di Francesco Muscogiuri” (pp. 65-76), fa un esame critico dell’opera del critico mesagnese, il quale, secondo la lezione del De Sanctis, suo maestro a Napoli, approfondisce il carattere di tre personaggi della Commedia: Guido da Montefeltro, Belacqua e Piccarda Donata.
Alessandro Laporta (Società Storica di Terra d’Otranto), con “Dante in periferia: Jaccarino, Castromediano, De Dominicis” (pp. 77-84), punta l’attenzione su Domenico Jaccarino (1840-1894), poeta dialettale napoletano, il quale tradusse la Divina Commedia in dialetto napoletano e fondò la Scuola Dantesca Napoletana, coinvolgendo Sigismondo Castromediano e per questi il poeta dialettale Giuseppe De Dominicis.
Maria Antonietta Bondanese (SSPP), in “Dante e Ulisse. Da Auschwitz al Salento” (pp. 85-96), riprende il mito del viaggio, dall’episodio narrato da Primo Levi nel libro “Se questo è un uomo”, a Baudelaire e a De Dominicis, e ripercorre il dantismo diffuso nell’epopea risorgimentale italiana.
Valerio Marucci (UniSalento), si sofferma su “Francesco Torraca e Dante” (pp. 97-105), per opportune puntualizzazioni al commento della Divina Commedia del dantista di Pietrapertosa (Pz), anche in relazione alle varie edizioni e ai rilievi del Barbi.
Luigi Scorrano (Italianista, già docente universitario) con “La storia della critica dantesca tra XIV e XX secolo ricostruita da Aldo Vallone” (pp. 107-144), forte della sua lunga sodalità col grande dantista galatinese, ripercorre il lavoro storico-esegetico che il Maestro fa nella sua opera in due volumi che ha lo stesso titolo (Padova, Vallardi-La Nuova Italia, 1981).
Emanuela Specchia (Ricercatrice, Università di Roma Tre), in “Dante, il latino e il volgare: la percezione del tema linguistico negli studi danteschi pugliesi e salentini” (pp. 145-156), ripassa la questione del rapporto latino-volgare in Dante secondo la prospettiva di due studiosi pugliesi: il galatinese Aldo Vallone e il tarantino Leonardo Sebastio.
Pantaleo Palmieri (Centro Nazionale di Studi Leopardiani), in “Mario Marti lettore della «Commedia»” (pp. 157-170), dopo aver elencato i vari aspetti del dantismo di Marti, opta per alcune riflessioni sulla lectura Dantis, ovvero sul commento che il critico soletano fece di alcuni canti, 4 dell’Inferno, 7 del Purgatorio e 2 del Paradiso.
Emilio Filieri (Università di Bari), con “Dante e i due Guidi. Con Marti fra sodalitas, antagonismo e ideologia” (pp. 171-192), coglie e approfondisce uno dei temi trattati da Marti in specifici studi, quello del rapporto fra Dante e gli altri poeti del suo tempo, che tanto lo intrigava e appassionava. Qui con Guido Cavalcanti e Guido Guinizelli.
Marco Leone (UniSalento), ne “Il realismo di Dante nell’interpretazione di Mario Marti” (pp. 193-203), esamina uno degli aspetti più trattati da Marti, il “realismo” appunto, cogliendone l’originalità nel raffronto con altri dantisti coevi e in special modo con Gianfranco Contini.
Maurizio Nocera (Società Dante Alighieri, Lecce) offre con “Di alcune rare edizioni della Divina Commedia e il ruolo della Società “Dante Alighieri” nel Salento contemporaneo” (pp. 205-220) informazioni editoriali dantesche attraverso i secoli e sull’opera dei Comitati della “Dante” nel Salento, come in alcuni documenti inediti.
Maria Antonietta Epifani (Società di Storia Patria) fa alcune riflessioni su “Carmelo Bene. La Lectura Dantis in ricordo delle vittime della strage alla stazione di Bologna” (pp. 221-238). L’attore, nell’anniversario della strage, il 31 luglio 1981, si esibì a Bologna dalla Torre degli Asinelli.
Antonio Farì (Conservatorio di Musica “Tito Schipa” di Lecce) propone il testo dantesco del Padre nostro nella versione musicale del compositore carmianese Luigi De Luca, di cui si pubblica per intero lo spartito: “O Padre nostro, che ne’ cieli stai. Dante nella lettura policorale di Luigi De Luca” (pp. 239-265).
[“Presenza taurisanese” anno XXXIX – n. 11-12, nov-dic 2021, p. 10]