di Simone Giorgino
Fra Sud ed Europa raccoglie una dozzina di studi, pubblicati da Antonio Lucio Giannone nel decennio 2001-2012, su alcuni fra i più importanti poeti e scrittori meridionali del Novecento, accomunati dal particolare rapporto che stabilirono fra la loro terra e la più avanzata cultura nazionale ed europea, nel solco di un orizzonte glocale più che locale, scevro dalle ipoteche di legittimità che una politica culturale ‘postcoloniale’ e una sistematica marginalizzazione storiografica hanno imposto. In questi studi si parla di Sud per ripensare, al di là delle “piccole patrie” ma a partire dal concetto di heimat, un’idea di Europa alternativa a quella dominante, con un baricentro ora sensibilmente più vicino ai Paesi dell’area mediterranea: «per questi scrittori» – scrive Giannone – «aprirsi all’Europa non significò perdere le proprie radici, la matrice culturale meridionale. Il Sud anzi è spesso presente nella loro opera, fino a diventare, a volte, esso stesso, motivo di canto e d’ispirazione» (p. 8).
È su queste basi, dunque, che Giannone tratteggia le caratteristiche principali di «un Sud che diventa europeo», prendendo in prestito, ora da Quasimodo – qui citato da una lettera che il futuro premio Nobel scrive a Vittorio Bodini nel 1955 – ora dallo stesso Bodini – «Il Sud ci fu padre / e nostra madre l’Europa», versi che si leggono nella poesia Troppo rapidamente, inclusa nella raccolta Dopo la luna –, le parole più adatte a descrivere il progetto letterario di questi scrittori e la loro rivendicazione di un’identità tanto meridionale quanto europea. Il presupposto della ricognizione di Giannone è il seguente: il Sud è l’Europa, e non una semplice appendice di un sistema culturale che spesso lo relega ai suoi margini; non è una remota periferia né tantomeno una suggestiva cartolina che arriva da un pittoresco borgo del finis terrae, ma un ricco e vitale serbatoio di testi poetici e narrativi scritti da autori dei quali sarebbe auspicabile avviare un processo di ri-canonizzazione, in modo da colmare le evidenti lacune di una cartina letteraria compilata forse un po’ troppo frettolosamente.